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Questa mattina i Carabinieri del Gruppo per la Tutela dell'Ambiente di Napoli e del Comando Provinciale di Napoli, nel contesto della nota indagine denominata convenzionalmente "RINASCITA SARNO", in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata su conforme richiesta della Procura della Repubblica, hanno proceduto al sequestro di un impianto produttivo sito in Sant'Antonio Abate (NA), operante nel settore della macellazione e commercializzazione delle carni bovine, per il reato di cui all'art. 137 (scarico abusivo di reflui industriali) del D.lgs. n. 152/2006, essendosi accertato che il suddetto impianto produttivo, ubicato in un immobile realizzato illegittimamente dal punto di vista urbanistico ed edilizio, effettuava, in assenza della prescritta autorizzazione e in assenza di un preventivo ed adeguato trattamento depurativo, lo scarico abusivo delle acque reflue industriali.
In particolare, le indagini, espletate dai Carabinieri del NOE di Napoli, che si sono avvalsi della collaborazione tecnica di personale dell'ARPA Campania, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno permesso di accertare che l'attività dell'azienda di macellazione si svolgeva in assenza del titolo autorizzativo dello scarico nei corpi idrici superficiali. In particolare, i reflui industriali, costituiti dalle acque del processo di lavorazione, del dilavamento dei piazzali, contaminati tra l'altro da residui di sangue e di urine dei bovini macellati, venivano sversati, attraverso un by -pass, realizzato al fine di risparmiare sui costi dei processi di depurazione, in pubblica fognatura e, conseguentemente, nei canali recapitanti successivamente nel fiume Samo, con conseguente gravissimo pericolo di inquinamento dello stesso.
Le analisi sui citati reflui industriali hanno consentito di documentare la presenza di numerose sostanze chimiche -azoto ammoniacale, ammoniaca, grassi, olii vegetali e animali, BOD, residui di sangue e urine - oltre i limiti di legge. Le prove tossicologiche hanno documentato un'elevata tossicità degli scarichi.
L'opificio sottoposto al provvedimento cautelare reale, allo stato, occupa nel complesso nr.10 maestranze, con una capacità di produzione di carcasse di animali di ca. 50 tonnellate al giorno.
Il sequestro dell'azienda, secondo quanto ritenuto anche dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, si è reso necessario per evitare la compromissione ulteriore dell'ambiente circostante e del fiume Sarno in particolare, in quanto i reflui dell'azienda recapitavano, attraverso la pubblica fognatura, nei canali circostanti e quindi nel suddetto corso d'acqua.
Il provvedimento cautelare reale odierno si inserisce in una più ampia e articolata attività investigativa condotta da tempo in modo capillare dai Carabinieri del Gruppo di Napoli del Comando Tutela Ambientale e Sicurezza Energetica, avvalendosi della preziosa collaborazione tecnica dell'ARPAC, e tuttora in corso di svolgimento, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, finalizzata ad accertare e a rimuovere le cause dell'inquinamento del fiume Sarno e dei suoi tributari, avente ad oggetto le aziende ubicate nel territorio del bacino idrografico di detto corso d'acqua, al fine di individuare gli scarichi abusivi dei reflui industriali recapitanti direttamente e indirettamente nel fiume Sarno ed interrompere le attività illecite che influiscono sullo stato di salute di tale corso d'acqua, senza, peraltro, trascurare il rilevante impatto negativo sullo stesso provocato dagli scarichi fecali di alcuni Comuni, tuttora privi di rete fognaria e/o non ancora collettati ai depuratori esistenti.
La suddetta attività investigativa ha condotto sinora, per la sola Procura di Torre Annunziata, all'effettuazione di 325 controlli (dei quali 191 con esito di non conformità), all'adozione di 61 provvedimenti di sequestro, totale o parziale, di altrettante aziende o impianti produttivi, alla denuncia in stato di libertà di 204 persone e all'arresto di 2 persone per una pluralità di reati in materia ambientale, tra cui anche quello di inquinamento ambientale, per il quale è intervenuta sentenza di condanna in primo grado, riformata solo nella pena con sentenza della Corte di Appello.
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