Riflettori nuovamente puntati sulla spiaggia del Purgatorio già oggetto nell’estate scorsa di ordinanze di divieto di balneazione emesse dai comuni confinanti di Meta e Piano di Sorrento. L’altro giorno, di fatto, i carabinieri della stazione di Piano di Sorrento diretti dal maresciallo Daniele De Marini e coordinati dal nuovo capitano Massimo De Bari della compagnia dell’Arma di Sorrento, in collaborazione con gli uomini della guardia costiera di Sorrento, della capitaneria di porto di Castellammare di Stabia e del personale dell’Arpac, hanno effettuato nuove campionature dell’acqua di mare per verificarne il grado di inquinamento. L’accertamento è stato predisposto per il riscontro con i dati di agosto da cui era emerso l’alto e pericoloso grado di inquinamento e di rischio di infezione per le centinaia di bagnanti che quotidianamente affollano nel periodo estivo la spiaggia compresa nella baia racchiusa tra il ristorante “Giosuè a Mare” ed il molo. Contestualmente le analisi predisposte dai militari dell’Arma che saranno esaminate nei laboratori del dottor Bifulco constateranno anche l’eventuale presenza nell’acqua della spiaggia del Purgatorio di tracce di elementi tossici e pericolosi che si possano ricollegare alla misteriosa moria di animali che due settimane fa ha colpito almeno un centinaio tra piccioni, topi, tortore e galline le cui carcasse sono state rinvenute da Claudio d’Esposito, presidente del wwf sezione penisola sorrentina, sulle sponde e nel rivo Lavinola al di sotto del “Ponte Orazio” da dove le acque meteoriche si trascinano fino alla foce che si getta nel mare della spiaggia del Purgatorio. L’operazione rappresenta la parte terminale di una intensa attività di controllo che nel periodo estivo e fino a ieri ha portato a 28 sopralluoghi sul territorio compreso tra Meta e Piano di Sorrento e che si sono concretizzati in 18 sequestri per inquinamento, discariche abusive e manufatti privi di concessione edilizia, tra cui 2 violazioni di sigilli, con 35 persone denunciate in stato di libertà. In uno dei controlli effettuati nel vallone Lavinola i carabinieri avevano riscontrato la presenza di un tombino fognario esploso il cui mancato funzionamento aveva determinato per almeno due mesi lo sversamento delle acque delle fogne direttamente all’interno del rivo Lavinola fino a sfociare in mare nelle acque della spiaggia del Purgatorio.
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