Quattro fermi dopo il raid ad un 20enne in pieno centro a Gragnano. Il figlio del boss Nicola Carfora è finito in carcere in compagnia di altri tre parenti per essersi vendicati della morte di Nicholas Di Martino contro un 20enne del posto, accusato di essere amico del presunto assassino Maurizio Apicella. L'accusa è di tentato omicidio e nella giornata di oggi è arrivato il fermo su decisione del pm Cimmarotta che sta coordinando le indagini. Secondo quanto ricostruito, il gruppetto di ragazzi poco più che ventenni sarebbe entrato in azione qualche ora dopo la morte di Nicholas Di Martino e avrebbe indirizzato degli spari nei confronti di un giovane gragnanese che sarebbe stato vicino all'esecutore del delitto. Una vendetta personale e una sorta di messaggio che la famiglia Carfora avrebbe voluto lanciare a tutto il mondo della mala dei Monti Lattari. Fin dai primi momenti le forze dell'ordine avevano individuato il collegamento fra i due casi e, setacciando le immagini del sistema di videosorveglianza, sono riusciti a ricostruire i due episodi. Dopo la morte di Nicholas Di Martino sono quindi sei le persone fermate: due giovanissimi accusati di aver commesso l'omicidio (Maurizio Apicella e Ciro Di Lauro) e altri quattro per aver portato avanti un raid armato in pieno centro a Gragnano (fra questi spicca il nome del figlio del boss Nicola Carfora, fratello della madre della vittima).
«I ragazzi hanno disputato una buona partita contro una squadra esperta che ha difeso in undici. Sappiamo che la situazione si è complicata, martedì scenderemo in campo con la determinazione di chi sa che nessuno ci ha mai regalato nulla»