Quattro vite spezzate - il macchinista Carmine Parlato e tre turisti, una giovane israeliana e una coppia di britannici - e un ferito grave. Da allora, le indagini sono rimaste aperte, tra sopralluoghi, perizie tecniche e un clima di dolore che aleggia ancora su quel costone di montagna.
Il team di esperti nominato dal tribunale di Torre Annunziata ha raggiunto i rottami della cabina, ancora incastonata nella vegetazione, in una zona impervia e difficile da raggiungere. Le analisi si stanno concentrando su ogni dettaglio: dalla fune traente, spezzata nel punto più vicino al carrello, ai freni del cavo portante. I rilievi con droni e attrezzature speciali serviranno a ricostruire una dinamica complessa e a chiarire le cause dell'incidente.
La tragedia ha aperto una ferita anche sul piano giudiziario: 26 le persone indagate. La procura di Torre Annunziata, con un pool di magistrati e periti, sta cercando di ricostruire un puzzle che comprende omissioni, controlli e manutenzioni effettuate.
Il prossimo passo sarà la rimozione dei resti della cabina, che verranno analizzati in un laboratorio specializzato per verifiche più approfondite e test “distruttivi”. Intanto, i video delle telecamere della stazione a monte, che hanno immortalato gli ultimi istanti della corsa, sono al vaglio degli inquirenti.
Castellammare e il monte Faito, feriti ma non piegati, attendono risposte chiare. Le famiglie delle vittime, insieme alla comunità, chiedono non solo verità ma anche un nuovo corso per un impianto che, oltre a rappresentare un servizio essenziale per il turismo, è parte dell’identità del territorio.
«Finalmente ci riprendiamo il nostro mare»: l’Arenile torna a vivere e i cittadini guardano con fiducia al futuro della costa stabiese, anche in vista di una possibile lottizzazione di via De Gasperi.