Su fb un gruppo per condividere ricordi della propria città.
tempo di lettura: 2 minE' nato sul popolare social network di ZUCKERBERG il gruppo "SEI STABIESE DOC SE se ...". Un gruppo creato per ricordare tradizioni, personaggi storici, luoghi della città delle acque, destinato a coloro che la vivono quotidianamente, a coloro che si sono trasferiti altrove o semplicemente a coloro che la amano. Tanti gli iscritti, si contano 3139 membri. Ognuno con le sue esperienze, i suoi ricordi, i luoghi del cuore. E allora ecco che scorrendo la pagina trovi un ricordo affettuoso di una nipote che scrive "sei stabiese doc se ti ricordi del mio nonnino Biagio Molinari della libreria Molinari sul Liceo Classico, adorava questa città, ne conosceva ogni angolo e ne amava tutti gli scorci fino a collezionare quadri, cartoline e oggetti vari in suo onore". Scorrendo ancora trovi foto, video della città delle acque, colta nei suoi momenti migliori. Oppure si propone una sorta di sondaggio culinario: a colazione meglio la brioche di Castigliano o la graffa di Pupetta? Non mancano articoli di cronaca o di attualità volti a sottolineare la costante, difficile situazione in cui oggi versa, purtroppo, la città. Il momento dei ricordi viene cosi interrotto da chi sottolinea che ricordare va bene, è bello, è giusto, ma la realtà è un'altra. Sì, perché lo stabiese è cosi: vive costantemente con l'amaro in bocca, diviso tra le bellezze indiscusse che lo circordano e le tante, troppe "cose storte" in cui si imbatte quotidianamente. Uno stabiese che si ritrova sempre a fare i conti con bellezze della sua città non valorizzate, basta pensare ai soliti nomi: terme, arenile, reggia di Quisisana, villa Gabola, giusto per citarne alcuni. Bellezze non valorizzate certamente a causa di amministrazioni inerti, di qualsiasi colore siano state, ma anche a causa di una mentalità, quella del cittadino stabiese, che a volte tende a non evolvere mai. Una mentalità che lo porta spesso a criticare quello che non va, ma raramente ad attivarsi per cercare di cambiare, nel suo piccolo, le cose.
In questo gruppo emerge un forte senso di appartenenza a questa città in una fase in cui troppe volte c'è solo voglia di scappare altrove, di ricercare una realtà diversa, più efficiente, più vivibile. Però poi mentre fai questi tristi pensieri ti guardi intorno e pensi che nessun'altra città del mondo, per quanto efficiente, sicura, funzionale possa essere riuscirà mai ad essere bella come Castellammare e allora dici a te stesso "Io non voglio andar via dalla mia città, voglio veder cambiare la mia città".
Il tecnico alla vigilia: «È giusto che Castellammare sogni, ma alzando troppo l’asticella si potrebbe creare stress e non dare importanza a quanto di bello è stato fatto.»