Cronaca
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Castellammare - Scacco matto ai datterari, 7 in carcere e 11 ai domiciliari accusati di disastro ambientale

Maxi operazione della Procura di Torre Annunziata. Premiato il rapporto dei "Ghostbusters" della Guardia Costiera che dal 2016 sono sulle tracce dei datterari che ora sono in carcere

tempo di lettura: 3 min
di genesp
29/07/2021 08:07:18

È stato un lavoro certosino. Lungo, costante, difficile. Un lavoro fatto di appostamenti, inseguimenti in mare, sequestri. Ma tutti gli sforzi sono stati ripagati ieri mattina quando la Procura di Torre Annunziata ha chiuso le indagini e firmato 21 misure cautelari ai danni di altrettanti datterari. 7 sono già in carcere, 11 ai domiciliari mentre 2 costretti all'obbligo di presenza presso le forze dell'ordine. In più nel registro degli indagati sono finite 113 persone mentre sono 123 gli episodi di ricettazione registrati che portavano ad un guadagno di circa 100mila euro al mese. Sono questi alcuni dei numeri della maxi operazione del Corpo delle Capitanerie di Porto guidate dalla Procura oplontina che ha messo fine all'impero dei datterari che da anni distruggono l'ecosistema marino fornendo il mercato nero. 

L'operazione di ieri mattina ha portato anche al sequestro di 5 box/garage destinati al deposito e allo stoccaggio dei datteri di mare, 8 autovetture, 4 motocicli, 19 mute subacquee, 25 bombole per l’immersione subacquea, 16 retini da pesca, 6 paia di pinne da sub, altre 35 attrezzature subacquee varie (martelli e pinze estrattrici per la raccolta del dattero di mare), 40 telefoni cellulari, 15 sim card, la somma di denaro di oltre 18.000 euro in contanti, 2 PC portatili, 1 tablet, nella titolarità/disponibilità dei suddetti indagati. Numeri imponenti che testimoniano la grandezza del gruppo criminale che aveva monopolizzato la penisola sorrentina continuando a pescare i datteri fino al marzo 2021. L'ultimo episodio accertato dalle forze dell'ordine è infatti datato 13 marzo 2021. Ma da ieri tutto questo sarà solo un ricordo. Per garantire il successo dell'operazione, sono stati necessari anche due elicotteri che per ore hanno sorvolato i quartieri di Castellammare dove si stavano consumando gli arresti. Paradossale che in molti invece che elogiare l'intervento delle forze dell'ordine, si sono lamentati del rumore dei mezzi di polizia. C'era chi diceva lo stesso delle sirene della scorta di Falcone e Borsellino. Ma questa è un'altra storia che si sposa con una mentalità difficile da depennare di una minoranza di cittadini. 

Tuttavia la lotta ai datterari arriva da lontano. Sono anni che i "Ghostbusters" della guardia costiera sequestrano, denunciano e provano a bloccare il business del dattero. Ed ora la Procura ha finalmente chiuso il cerchio con accuse gravi ai danni dei 21 membri dell'organizzazione finiti al centro dell'inchiesta. In particolare i reati accertati sono quelli di danneggiamento aggravato, distruzione di un habitat all’interno di un sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive. Il gruppo criminale, infatti, non era specializzato solo nella vendita del dattero ma anche nella vendita di vongole e cozze pescate in acque altamente inquinate come quelle a ridosso della foce Sarno.

A finire nei guai non sono stati solo i "pescatori" ma anche i ricettatori e i titolari delle pescherie mentre fra gli indagati ci sono anche ristoratori della penisola sorrentina. Secondo quanto emerso dall'indagine, Castellammare era il centro organizzativo del gruppo criminale che operava però in penisola sorrentina, da Vico Equense fino a Massa Lubrense, spesso spingendosi anche ai Faraglioni di Capri. Il tutto per un business milionario che finalmente è stato smascherato a smantellato. 

Se ancora ce ne fosse bisogno, la guardia costiera e la Procura hanno lanciato l'ennesimo messaggio: la pesca e la vendita del dattero è reato così come è reato consumarli. Un concetto che nell'area stabiese difficilmente è stato compreso considerato che per anni ristoranti e clienti sono stati pronti a pagare migliaia di euro pur di accontentare le proprie voglie. Un cibo pregiato che spesso veniva sponsorizzato anche sui social media non curanti del reato commesso e dei danni enormi arrecati all'intero ecosistema marino.

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