«È tutto fuorché un omicidio di camorra». A parlare è Angelo, il cugino dell'imprenditore Gerardo Del Sorbo, brutalmente assassinato mercoledì scorso, all'esito dell'autopsia. Dopo aver effettuato l'esame autoptico il medico legale nominato dalla famiglia ha dato ai parenti tutti i primi dettagli riscontrati dall'analisi del corpo. Un'analisi di segno opposto rispetto alle prime voci filtrate assolutamente non riscontrate durante l'autopsia. Primo fra tutti, quello che era il dettaglio più macabro erroneamente reso noto in un primo momento. Il killer non ha estratto il cuore della vittima e non lo ha dato in pasto ai cani. L'organo del povero imprenditore era al suo posto al momento dell'esame autoptico. Le uniche lacerazioni riscontrate sul corpo della vittima sono da attribuire ai cani presenti sul posto e purtroppo anche ad altri animali intervenuti sulla salma come ratti. Da escludere anche l'eventualità che l'assassino abbia infierito sul corpo della vittima per cercare di estrarre il proiettile. Un altro elemento venuto fuori dall'analisi della scena del delitto è legato all'utilizzo dell'arma da fuoco utilizzata. Un'arma non automatica diversamente da quelle solitamente nelle disponibilità dei sicari della camorra. Confermata l'uccisione di un cane di piccola taglia annegato dal killer probabilmente perché troppo chiassoso. Killer che si è trattenuto a lungo sulla scena del delitto. I familiari sapevano della presenza di un sistema di videosorveglianza addirittura asportato dall'autore del delitto. Probabilmente una persona che conosceva bene il teatro dell'assassinio e sapeva come muoversi per non lasciare tracce. Secondo il consulente di parte è probabile che la vittima conoscesse il suo aguzzino vista la dinamica dell'assassinio. Inoltre la sede della ditta di soluzioni abitative in legno di via Cimitero 18, la Valtetto, era dotata di un cancello alto più di due metri con poche possibilità di essere scavalcato e con un sistema di videocitofono. «Mio cugino non avrebbe mai aperto a qualcuno che non conosceva» precisa il parente della vittima sicuro del fatto che «non si tratta di un omicidio di camorra ma di un delitto di carattere personale in cui Gerardo conosceva chi aveva di fronte». Da escludere secondo il commercialista che si occupava anche delle finanze della vittima anche l'eventualità di un delitto per usura. «L'attività commerciale aveva avuto dei problemi economici negli ultimi tempi ma niente di grave o tanto meno da non giustificare il ricorso a prestiti ad usura. Inoltre a nessun usuraio converrebbe uccidere un proprio creditore». Un debito di qualsiasi entità non giustificherebbe la brutalità della dinamica delittuosa e secondo il cugino della vittima è del tutto casuale anche il ritrovamento della moneta da un euro che poteva avere in tasca già la vittima. Non una ritorsione, una vendetta in stile camorristico come confermato anche dal medico legale oplontino Lorenzi che lo ha precisato subito informalmente alla famiglia prima di consegnare loro una relazione dettagliata e ufficiale lunedì. Secondo i familiari gli unici problemi che aveva la vittima gli derivavano da una relazione travagliata con l'ex moglie da cui aveva deciso di separarsi da due anni e da cui era in attesa di divorzio la cui sentenza è attesa a breve. Adesso i cari della vittima aspettano solamente il via libera dell'autorità giudiziaria e sperano di poter celebrare il rito funebre già lunedì nella speranza di mettere fine allo strazio di una persona che in famiglia tutti consideravano «un uomo dall'animo buono».
«I ragazzi hanno disputato una buona partita contro una squadra esperta che ha difeso in undici. Sappiamo che la situazione si è complicata, martedì scenderemo in campo con la determinazione di chi sa che nessuno ci ha mai regalato nulla»