Cronaca
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Abbandonata da neonata cerca la mamma a 60 anni

«Spero sia viva, vorrei conoscere anche i miei fratelli» Rosaria De Gregorio fu adottata da una coppia stabiese.

tempo di lettura: 5 min
di Rosalba Baldi
15/01/2009 14.02.00

Rosaria è nata due volte. La prima in ospedale, il 22 ottobre del 1947 a Salerno e la seconda il 13 gennaio del 1951 alla pretura di Castellammare di Stabia. Ieri ha festeggiato i suoi anni adottivi, qualcuno in meno di quelli dell’anagrafe, lei ne ha sessanta ma non li conta sul suo viso liscio di eterna bella donna. Rosaria fu affidata a sei mesi, adottata a quattro anni. Di questa vita, costruita attorno a un punto interrogativo, lei oggi ne racconta con ironia. Tante volte ha spiato somiglianze che non c’erano nei volti dei suoi genitori, Giuseppe De Gregorio e Antonietta De Pascale. Loro per tutta la vita hanno tentato di nasconderle la verità, perché lei non soffrisse, non scappasse, non decidesse di perdersi su un’altra strada. E così nascosero il fascicolo dell’adozione in un cassetto del soggiorno. Però dimenticarono di chiuderlo a chiave. E così Rosaria a nove anni si trovò faccia a faccia con quella verità chiusa dentro a una copertina verde. Non c’era scritto adottata. C’era scritto «allevata». Sfogliando quel fascicolo, la bambina dai grandi occhi chiari apprese com’era stata la prima pagina della sua vita. Abbandonata in brefotrofio, a Salerno, cominciò così. «Il giorno 23 del mese di ottobre alle ore sette e 30 minuti, nella casa posta in ospedali materità, da una donna che non consente di essere nominata è nato un bambino di sesso femminile». A denunciare quella nascita davanti all’ufficiale di stato civile fu un medico Guglielmo Longo, che aveva prestato assistenza al parto. Un medico salernitano, l’unico che, oltre alle infermiere, aveva visto e parlato con la madre naturale di Rosaria, quella donna che non aveva consentito di essere nominata. E quel dottore è l’unico, oggi, che potrebbe, se fosse ancora in vita, accedere all’archivio che può consegnare a Rosaria il nome di sua madre e la possibilità di un’altra vita. La bimba fu portata al brefotrofio. Intanto in quegli anni, a Castellammare di Stabia una coppia provava e riprovava ad allargare la famiglia. Erano Giuseppe e Antonietta. Si accertò che lei non avrebbe potuto avere figli, la diagnosi era una di quelle all’epoca proibitiva: utero retroverso. Cercavano un bambino. Rosaria era lì. Prima tre anni di affidamento, poi l’adozione. Rosaria perse quel cognome che le infermiere le avevano inventato «Norgoti», e diventò Rosaria De Gregorio, e cambiò l’indirizzo, la sua casa in via Fusco 17 a Castellammare. Qui ha vissuto la sua seconda vita. Fino ai 21 anni, quando si è sposata. Lei covava dentro quel segreto, e quella parola «allevata», le girava nella testa anche se non ci pensava. Non ne aveva mai parlato con i genitori: «Feci finta di niente - racconta dietro gli occhiali inumiditi - avevo vergogna, chissà perché, pudore. Però cominciai a notare le differenze negli approcci tra le zie e i loro figli, molto affettuosi, spontanei. A me sembrava di non ricevere abbastanza abbracci e baci dai miei, ma di sicuro ciò era dovuto al loro carattere chiuso. Mi amavano eccome se mi amavano». Forse è per questo che ora che non ci sono più Rosaria ha riopreso a cercare la madre naturale e spera di scoprire di avere anche fratelli e sorelle. Forse è il tentativo di riempire quel buco di affetto che la morte dei suoi genitori adottivi le ha lasciato dentro. Lei, schiva, elencando i motivi della tardiva ricerca dei suoi genitori naturali, dice che è per «curiosità». Poi si scioglie: «Certo mia madre potrebbe essere ancora viva, se mi ha partorito, che so, a quindici anni...». E fantastica: potrei avere sorelle, fratelli...i miei figli potrebbero avere degli zii». Ora lei è separata. Il figlio maggiore ha 36 anni e abita da solo, il minore ne ha 30 e vive e lavora con lei in un’impresa di pulizie. A fare il diavolo a quattro perché Rosaria ricucisse i fili della sua identità fu proprio il marito. Fin dai primi mesi di fidanzamento condusse un’indagine privata dall’ospedale al brefotrofio, interrogò medici e testimoni, dipendenti comunali e del tribunale. «Io - racconta Rosaria - ero molto meno determinata di lui, lo accompagnavo lungo le tappe della ricerca, ma aspettavo in macchina». Poi la verità venne fuori. Giuseppe e Antonietta seppero che Rosaria sapeva. «Fu per colpa dell’estratto di nascita - racconta Rosaria - che mi serviva per il matrimonio. Ricordo che mio padre volle accompagnarci e si arrabbattava per non farci parlare con nessuno, per sbrigare lui da solo la faccenda. Fu il mio fidanzato a mettere le cose in chiaro: vedete che noi sappiamo tutto gli disse». E in casa De Gregorio crollò il mondo: «Mia madre svenne e poi si mise a letto. Piangeva, diceva di aver paura che non le volessi più bene. Io la rassicuravo, te ne voglio ancora di più, le dicevo, stai tranquilla, tu mi hai tolto dall’orfanatrofio e te ne sono grata». Poi la ricerca si è arenata: «Mai andrei in tv per cercare mia madre - dice Rosaria - in uno di quei programmi tutto lacrime e abbracci. Io difficilmente l’abbraccerei in pubblico e forse nemmeno in privato. Non lo so, pensarci mi fa uno strano effetto. Però di una cosa sono certa: per abbandonarmi avrà avuto sicuramente dei buoni motivi e non ce l’ho con lei». Rosaria col marito, dal quale ora è separata, e con i due figli, ha ripreso la sua vita, una vita che dice di avere vissuto senza traumi. Però man mano che sono passati gli anni, a quel volto che forse ancora le somiglia lei ha sempre pensato. La immagina. Non è la stessa cosa per il padre naturale, Rosaria è sicura che quella fu solo una comparsa, forse un soldato, chissà. E scherza con i figli: sapete, io potrei essere pure mezza americana».

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