Antonio Orazzo
In questi ultimi giorni tanti amici ed associati all'Unitre mi hanno chiesto di parlare della demagogia, parola che in questo periodo stanno sentendo spesso per radio e per televisione e leggono sui giornali. In poche parole vogliono sapere cosa è questa demagogia e perché la nostra democrazia si è trasformata in demagogia. Qualcuno è andato a vedere la parola sul vocabolario ma il significato non l'ha convinto. Ed allora ho consultato vari dizionari della lingua italiana che, per lo più, danno alla parola "demagogia" la stessa definizione . Nel vocabolario della lingua italiana di Aldo Gabrielli leggo alla parola damagogia: 1) Degenerazione del concetto di democrazia , in cui si ricerca il consenso delle masse popolari puntando sull'emotività, i pregiudizi e le suggestioni , piuttosto che sulla razionalità delle soluzioni. 2) Pratica politica finalizzata alla pura ricerca del consenso, attraverso promesse non realizzabili o la soddisfazione di minimi bisogni immediati, spacciati per decisivi.
A questo concetto voglio riportare cosa insegnava ai suoi discepoli,intorno al 350 a.C., il grande filosofo Aristotele : "La democrazia, la forma di governo nella quale il potere è nelle mani del popolo, può facilmente essere succube della demagogia, il comportamento politico che attraverso l'arma della retorica e delle false promesse, vicine ai desideri del popolo, mira a guadagnarsene il favore. Con i demagoghi al potere, la democrazia degenera rapidamente in tirannide, poiché esercita un potere dispotico sui migliori mentre le decisioni dell'assemblea assomigliano all'editto del tiranno. Il tiranno, del resto, molto spesso ottiene il potere con l'appoggio delle classi popolari, scontente della situazione politica, poi ricopre personalmente e affida a suoi fidi le maggiori istituzioni. La retorica, l'arte oratoria usata dal demagogo, non è altro che una pratica persuasiva che agisce sugli affetti e sulla parte irrazionale dell'anima". Platone, di rimando, rispose che il demagogo può avere successo solo sugli ignoranti.
La parola demagogia, la prima volta, la troviamo in un attestato di Tucidide, dove si parla della demagogia di Androcle, un esponente democratico ucciso dai sicari oligarchici. In questo caso il demagogo era inteso come "guida politica della città". Nel 424 a.C. il commediografo greco Aristofane nella commedia "Cavalieri"ci porta l'attestazione di "demagogia" cioè il far politica in un ruolo in vista. In "Cavalieri" il servo A dice: "Ormai la guida del popolo non tocca più a persone bene educate e perbene, è andata a finire nelle mani di un ignorante schifoso" e poco dopo sempre il servo A incita il Salsicciaio a fare politica per contrastare Paflagone : "Conquista il popolo con gustosi manicaretti di parole; tutti gli altri requisiti per la demagogia li hai: una voce ripugnante, origini ladre, volgarità: hai tutto quello che ti serve per fare politica". A questo noto una identificazione tra demagogia ed attività politica e, poiché c'è stata una mutazione nella politica, nel personale politico, dai "bene educati e perbene" agli "ignoranti schifosi", la demagogia è caduta nelle mani di quest'ultimi.
Antonio Orazzo
Presidente Unitre
Castellammare di Stabia
Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»