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Da Spalletti a Garcia: cosa cambia nella tattica del Napoli

tempo di lettura: 5 min
03/08/2023 08:32:34

Dopo la sbornia della festa Scudetto, Napoli e il Napoli sono tornati subito con i piedi per terra e hanno dovuto affrontare la prima questione spinosa della nuova stagione: l’allenatore. Le strade di De Laurentiis e Spalletti si sono inesorabilmente divise e il patron della squadra partenopea ha subito individuato in Rudi Garcia l’erede giusto per un Napoli che non vuole fermarsi e tentare l’assalto al tricolore della prossima stagione e compiere uno step in più in Europa, in Champions League. Il Napoli, infatti, secondo i pronostici relativi alla Serie A è ovviamente la squadra favorita nella lotta per la vittoria dello Scudetto 2023-2024, insieme all’Inter, alla Juve e al Milan. Ma cosa ha spinto De Laurentiis a scegliere Garcia? Innanzitutto la priorità era quella di mantenere una certa coerenza tattica tra passato e futuro per non stravolgere le caratteristiche dei giocatori che hanno fatto la fortuna del club azzurro. Per l’anno prossimo, dunque, gli interpreti principali dovrebbero rimanere praticamente gli stessi, con qualche innesto dovuto a qualche cessione eccellente ma con un impianto di gioco e giocatori che corre nel solco della stagione appena conclusa.

Il gioco di Garcia

Il termine di paragone di Rudi Garcia lo si può fare con i suoi due anni e mezzo passati alla guida della Roma. Lì tutti lo abbiamo conosciuto come portatore dei concetti di verticalità delle giocate offensive. Una caratteristica che porta il gioco ad essere sviluppato con meno tocchi di palla e una transizione, dalla fase difensiva a quella offensiva, molto veloce e applicata sugli esterni alti. Il tutto non sarebbe possibile senza un perno di centrocampo che faccia da regista e interditore e soprattutto un rifinitore in attacco che possa essere molto mobile. In questo modo l’obiettivo di Garcia è di confondere gli avversari e non offrire punti di riferimento fissi per la loro lettura difensiva. 

Come cambia il gioco del Napoli

Ma il Napoli scudettato non è la Roma dell’epoca di Totti, Pjanic e Gervinho. Ha un centravanti puro, tra i più forti al mondo, un esterno che ha mostrato meraviglie al calcio italiano ed europeo, un centrocampo in grado di coprire entrambe le fasi in maniera egregia e con tanta intensità e una difesa solida e ordinata. Partendo dal basso i centrali di difesa dovrebbero compiere gli stessi ruoli che già attuavano con Spalletti, con la differenza che all’epoca giallorossa Garcia utilizzava il mediano (in quel caso De Rossi), come centrale di difesa aggiunto, un compito che non è ancora chiaro chi lo dovrà fare in questo Napoli, sempre se verrà riproposto. E gli esterni bassi avranno ruoli leggermente diversi: Garcia punta molto di più sulle incursioni dei terzini sfruttando quel gioco in velocità di cui si parlava prima. A centrocampo il Napoli spallettiano godeva nel condurre palla, nello sfruttare gli spazi stretti in velocità ma sicuramente cambierà tanto il modo di giocare di Lobotka e Anguissa. E soprattutto bisognerà capire come si comporterà a livello tattico un estroso come Kvaratskhelia che ha deciso di prolungare l’esperienza a Napoli fino al 2027. In verità su questo punto bisogna tornare all’esperienza del Lille campione di Francia nel 2010-2011, quando in squadra c’era un certo Eden Hazard. È vero che il gioco di Garcia non favorisce il dialogo degli attaccanti ma è anche vero che lascia loro molta libertà e fantasia.

4-3-3 e 4-2-3-1

La base di partenza era il 4-3-3 di Spalletti, che gli è valso tanti premi allenatore tra cui quello dedicato alla memoria di Giacomo Bulgarelli. Con l’arrivo di Rudi Garcia il Napoli potrebbe passare al 4-2-3-1, che in un certo modo potrebbe essere una variante del collaudato 4-3-3. La differenza più rilevante, dunque, dovrebbe riguardare l’assetto del centrocampo e dunque la posizione e le funzioni di giocatori importanti come André Zambo Anguissa e Stanislav Lobotka. Il primo è stato fondamentale nell’annata appena passata, tanto da recuperatore di palloni quanto da incursore e finalizzatore e nel gioco di Garcia potrebbe avere una posizione più statica e un po’ più arretrata. Il calciatore slovacco, invece, potrebbe avere qualche difficoltà in più a causa del cambio di modulo. Il suo ruolo è quello di playmaker ma con caratteristiche più fisiche che tecniche. Nell’idea di Garcia Lobotka potrebbe avere compiti molto più di impostazione, mantenendo la posizione mediana e fare più lavoro sotto traccia. Una collocazione che in qualche modo la si era vista con Gattuso in panchina e le cui prestazioni non furono eccezionali. Diverso il discorso per l’attacco, che colloca un giocatore in più, o per lo meno in posizione diversa, e che potrebbe vedere compiuta la definitiva titolarità per Giacomo Raspadori. Il classe 2000, nella stagione dello Scudetto ha preso parte a 35 gare, la maggior parte da subentrato, segnando 7 gol conditi da 2 assist. Con Garcia, Raspadori può trovare la definitiva consacrazione nel ruolo di spalla, di seconda punta dietro a Victor Osimhen.

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