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Folklore e tradizione fanno parte della cultura popolare italiana dall’alba dei tempi. In alcuni posti, però, le usanze di costume assumono un’importanza molto più sentita rispetto ad altre località. Napoli è sicuramente una delle città più legate alla propria storia, che non si limita ovviamente al solo intrattenimento. Molti riferimenti culturali, comunque, sono presenti anche nei giochi della tradizione partenopea, come quelli natalizi, o nelle carte, sempre piene zeppe di raffigurazioni stilistiche interessanti. Oggi i giochi di carte vengono praticati anche online, prevalentemente per mezzo di app dedicate che si confondono con la roulette o con le varie tipologie di slot machine, dato che spesso e volentieri le attrazioni da sala fanno parte della stessa offerta ludica. A Napoli si usano molto i mazzi regionali e uno dei giochi più gettonati è la scopa, ma durante le feste è il 31 a dominare quando si è in tanti. Il 7 e mezzo, invece, può essere giocato anche con un numero ridotto di partecipanti.
Discorso a parte merita la tombola, il cui tabellone è intriso di significati che rimandano anche a scene di vita quotidiana. Probabilmente in molti avranno notato che la tombola viene giocata ormai anche in piazza, ma non tutti sanno che fu creata in risposta alla sospensione del lotto che avrebbe interessato proprio il periodo natalizio. Ben 3 secoli fa re Carlo III iniziò a pensare a come sfruttarlo per aumentare i guadagni del regno. Dato che fu inventata di fatto in casa, non sorprende che la tombola richieda mezzi di fortuna per organizzare una partita. Bastano infatti un cestino di vimini, volgarmente detto “panariello”, nel quale agitare i 90 numeri rappresentati da altrettanti dischetti di legno per avviare le estrazioni.
Ai giocatori, compreso a chi è deputato a gestire il tabellone, non resta che segnare i numeri usciti con bucce di mandarino, fagioli secchi o qualsiasi altro oggetto di poco valore e dalle dimensioni minute. Oggi a Napoli la tombola influenza anche l’arte e la musica e altre città italiane hanno provato a metterne in commercio una propria versione personalizzata. Nel 1983, 248 anni dopo la nascita della tombola, fu invece la volta del Sinco, un gioco per certi versi simile, ma che richiede l’ausilio delle carte napoletane.
Il Sinco fu partorito dalla mente di un commerciante napoletano, ancora oggi in vita. Semplicemente, il signore aveva scoperto il bingo mentre si trovava su una nave da crociera e al suo rientro a Napoli pensò di ideare un gioco che unisse alcuni tratti del bingo a quelli della tombola. I giochi ad estrazione hanno sempre goduto di un notevole seguito in Campania, dove soprattutto nel centro storico amuleti e cornetti portafortuna abbondano in ogni vicolo. Una volta intuita la formula vincente, il successo del Sinco non poteva che essere assicurato, dunque.
Anche se il progresso tecnologico ha incuriosito pure i giocatori napoletani, in molti preferiscono continuare a divertirsi dal vivo. D’altronde, in giochi come la tombola è proprio l’unione a fare la forza. Non sempre contano le abilità o la fortuna, in quanto spesso si gioca animati dallo spirito aggregante che caratterizza le feste. Tuttavia anche durante l’estate, mentre ci si trova sotto l’ombrellone, o in altri periodi dell’anno, i napoletani non disdegnano una bella partita a scopa o a briscola. Alcune tradizioni non sono legate a luogo o tempo.
Nel primo giorno d’estate, il Parco è stato restituito ai cittadini con l’esibizione degli studenti del Severi, Di Capua e Bonito-Cosenza per la Festa della Musica. Il sindaco: «Lo abbiamo fatto con le scuole, le associazioni e tanta gente. Ora avanti verso il recupero delle acque»