Un quartiere dimenticato, abbandonato a se stesso tra muri che si sgretolano, cornicioni pericolanti e una manutenzione inesistente. Al Cmi, nella periferia nord di Castellammare di Stabia, il tempo sembra essersi fermato a settant’anni fa, quando questi edifici popolari furono costruiti. Qui i crolli sono all’ordine del giorno e gli interventi strutturali restano una chimera. E mentre la città guarda al futuro con progetti di sviluppo, gli abitanti di questo rione si rit. Ma non risultano al momento passi avanti per migliorare le condizioni di chi vive tra infiltrazioni e strutture ormai logore. Un quartiere che attende risposte su una riqualificazione mai realizzata e su progetti di sviluppo che sembrano esistere solo sulla carta. A partire da quello relativo al centro sportivo Giancarlo Siani, per il quale da diversi anni si attende una svolta.
A sollevare il problema è stata la lista civica Base Popolare Democratici e Progressisti, che ha denunciato la situazione in cui versa il quartiere e la necessità di un confronto istituzionale per ottenere risposte. La questione è delicata perché il Cmi è un’area che da tempo attende interventi strutturali mai arrivati. Nel corso degli anni, i residenti hanno dovuto abituarsi a vivere tra cornicioni pericolanti, muri che si sgretolano e infiltrazioni d’acqua, mentre gli interventi di messa in sicurezza sono stati episodici e mai risolutivi. I vigili del fuoco intervengono periodicamente per il rischio di distacchi di calcinacci e per garantire la minima sicurezza agli abitanti, ma il problema di fondo resta irrisolto.
Il rione, nei pressi del quale sorge un depuratore - in attesa di vedere realizzata la promessa di uno sviluppo urbanistico legato al porto turistico - ha visto nel tempo svanire ogni speranza di rilancio. Le opere a terra di Marina di Stabia, che avrebbero dovuto portare benefici anche all’area nord, restano un progetto incompiuto. La Conferenza dei Servizi per discutere il futuro dell’area è ancora in corso.
A tutto questo si aggiunge il degrado che circonda il quartiere, con gli scheletri industriali delle fabbriche abbandonate che dominano il panorama. L’ex Avis, un tempo motore economico dell’area, è chiusa da oltre quindici anni e resta ancora in vendita, senza che nessuna operazione di riconversione sia mai stata realmente avviata. In un contesto simile, l’aumento degli affitti deciso dall’Acer appare come un ulteriore schiaffo ai residenti, che continuano a vivere in condizioni difficili senza alcuna prospettiva di miglioramento.
Il quartiere Cmi è il simbolo di una riqualificazione urbana che non c’è mai stata, di promesse mancate e di un disagio sociale che si fa sempre più evidente. Mentre la città guarda al futuro con progetti ambiziosi, questa porzione di Castellammare resta prigioniera del passato, in attesa di risposte che, fino ad oggi, non sono mai arrivate.
«Risultato meritato, squadra straordinaria per cuore e carattere» poi aggiunge: «Giocare palla è la nostra prerogativa, siamo stati bravi nel verticalizzare».