Non è soltanto un calciatore, ma un uomo che in 9 stagioni all’ombra del Vesuvio è diventato un figlio adottivo della città di Napoli. Baricentro basso, tecnica sopraffina e cinismo sotto rete.
La storia di Dries Mertens è quella classica di un predestinato. Acquistato del giugno 2013 dal PSV per essere un comprimario (e soprattutto un esterno alto talentuoso e incline al dribbling), cambia man mano la propria storia riuscendo sempre a cogliere la sliding door giusta. Nell’estate del 2016 il Napoli perde core ‘ngrato Higuain, che paga i soldi della clausola per vestire i colori degli acerrimi rivali della Juventus. Al suo posto arriva Arek Milik dall’Ajax. C’è anche Gabbiadini ma non si ambienta mai fino in fondo, Milik si rompe il crociato all’inizio dell’autunno, ed il funambolo di Lovanio passa da vice Insigne sulla corsia alta mancia, a leader del fronte offensivo azzurro. Reiventato dal mister Maurizio Sarri nella posizione di “falso nove”, Dries Mertens è entrato di diritto nella storia del club partenopeo, diventando il miglior marcatore di tutti tempi con ben 148 reti messe a segno in 397 presenze tra tutte le competizioni.
Tanti i gol che nel corso del tempo sono diventati inevitabilmente iconici. Nel marzo 2017, il folletto di Leuven fa doppietta all’Olimpico contro la Roma, ed in occasione del primo centro con delizioso scavetto su Szczesny in uscita, si lascia andare ad un’esultanza tenerissima. A mo’ di cane che alza la zampetta per fare pipì, come dolce dedica alla cagnetta Juliette. Devastante anche la doppietta al Benfica nel 4-2 che diede un segnale forte al girone di Champions League 2016/17, dominato dai partenopei sugli stessi portoghesi, Besiktas e Dynamo Kiev. Stampato nella memoria c’è anche il pokerissimo al Torino datato 18 dicembre 2016: 4 sigilli di pregevole fattura, che consacrarono Dries Mertens come letale terminale offensivo. Da urlo il quarto e ultimo gol, messo a segno con un lob di mezzo collo interno che lascia di sasso Hart e manda in estasi il pubblico di Fuorigrotta. Emozionante la rete dalla lunga distanza al Barcellona (1-1) con cui raggiunge Hamsik al vertice dei bomber (25 febbraio 2020). Non bellissima, ma dal valore emotivo altissimo, quella che permette al fuoriclasse belga di mettere la freccia su Marekiaro e scattare a quota 122. Siamo in piena pandemia, ed il Napoli (in un Maradona a porte chiuse) ospita l’Inter per la semifinale di ritorno di Coppa Italia, con il roster allenato da Gattuso chiamato a difendere il gol di vantaggio siglato a San Siro da Fabian Ruiz. I nerazzurri sbloccano la gara, ma Dries Mertes con un preciso interno destro su assist di Insigne, fulmina Handanovic regalando ai tifosi un pareggio di platino e la qualificazione per l’ultimo atto della manifestazione tricolore (13 giugno 2020). Il Napoli vincerà poi la manifestazione, superando la Juventus ai calci di rigore, dopo lo 0-0 maturato nei tempi regolamentari.
Nonostante l’addio nell’estate del 2022, l’amore di Mertens per Napoli e i napoletani non è mai tramontato. La gente lo ha ribattezzato “Ciro” per i suoi modi da scugnizzo, ed è lo stesso nome che il calciatore ha deciso di dare al proprio figlio, nato proprio all’ombra del Vesuvio il 26 marzo 2022. Nei momenti liberi, il top-player belga fa sempre ritorno nel capoluogo partenopeo, godendosi paesaggi e tramonti nella casa che ha conservato in quel di Posillipo con vista da sogno sul Golfo.
Un amore indissolubile, che il Comune di Napoli ha deciso di premiare conferendogli la cittadinanza onoraria della città. La cerimonia avrà luogo venerdì 6 giugno, alle ore 12:30, presso la Sala dei Baroni del Maschio Angioino.
Il tecnico delle vespe si congratula con la squadra di Conte e commenta la vigilia della semifinale play-off di ritorno. «A Cremona partita difficile, dobbiamo fare 98 minuti con il casco in testa, senza abbassare i ritmi. Fortini? Non condivido il suo post sui social»