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Zelensky a Sanremo

tempo di lettura: 2 min
di Baccari Raffaele
19/01/2023 09:45:06

ph pixabay free use

E’ di qualche giorno fa la notizia che Zelensky sarà ospite al Festival di Sanremo 2023 in video-collegamento. E’ l’ulteriore conferma che la guerra in Ucraina è una guerra mediatica a tutto campo, in cui non è risparmiato neanche il mondo della musica leggera.  I media hanno da sempre informato il pubblico sulla guerra e sulle nefandezze ed ingiustizie che ad essa si accompagnano. Tuttavia, non si può fare a meno di notare che un argomento così complesso veniva trattato unicamente da giornalisti competenti e che il racconto/resoconto di guerra assumeva la forma del reportage .

Il crudo realismo con cui i cronisti narrano l’atrocità della guerra dovrebbe bastare a smuovere le coscienze e a scatenare il desiderio della pace . Eppure, con il passare dei mesi si parla sempre più di guerra e sempre meno di pace. Fatta eccezione per gli accorati ed incessanti appelli del Sommo Pontefice . La guerra ed i suoi risvolti socio-economici sembrano diventati una sorta di gossip quotidiano. Siamo forse i destinatari di una politica di propaganda? La domanda non deve farci trasalire. E’ un dato di fatto che la situazione in Ucraina sia critica e che per questo il Capo di Stato ucraino sollecita l’opinione della comunità internazionale. Gli elementi della propaganda però ci sono tutti: Zelensky è un ex attore che ben conosce i meccanismi della comunicazione mediatica; il messaggio è intenso, perché contiene le atrocità della guerra, che catturano il pubblico; le notizie relative alla guerra sono su tutti i palinsesti, tradizionali e social; il tutto è sapientemente miscelato mediante l’evocazione di fatti storici che vengono detti affini, come i paragoni con il regime nazista.

Tutti noi riceviamo messaggi dal mondo mediatico e quindi ben venga la campagna di propaganda a Sanremo per sensibilizzare l’opinione pubblica contro la guerra. L’evoluzione digitale ci consente di avere una percezione immediata di quello che accade nel mondo, ma bisogna sempre distinguere correttamente fra reale e virtuale, in quanto la linea di demarcazione è sempre meno netta. Dunque sono ben accolti i messaggi dei Capi di Stato che inneggiano alla pace e alla conclusione dei conflitti armati, purchè non siano preordinati a generare un consenso distorto e lontano dalla realtà dei fatti. 

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