Cultura & Spettacolo
shareCONDIVIDI

Al via la terza edizione del Premio 'Città e paesaggi UNESCO della Campania': in gara Monte Faito

La manifestazione culturale UNESCO, organizzata dai Club Rotary della Campania.

tempo di lettura: 6 min
di Valeria Cimmino
18/06/2025 10:52:48

Si terrà venerdì 20 giugno, nella splendida cornice di Villa Campolieto ad Ercolano, la cerimonia di premiazione della manifestazione culturale UNESCO, organizzata dai Club Rotary della Campania. Fra i siti in gara, a concorrere sarà Monte Faito : “Una spinta importante per riqualificare il nome di un meraviglioso luogo del nostro territorio, purtroppo recentemente passato alla cronaca per la terribile tragedia della funivia.” Così l’Avvocato Benedetto Migliaccio, promotore, insieme all’Archistar Francesca Brancaccio e all’artista Mario Amuro, della candidatura del Faito.

La cerimonia partirà alle 9.30 con la registrazione dei partecipanti e avrà inizio alle 10 con i saluti di Gennaro Miranda, Presidednte Fondazione Ente Ville Vesuviane; Angelo Di Rienzo, governatore eletto 25/26 Rotary distretto Campania (2101); Giuseppe Nardini, Governatore nominato 26/27 Distretto Rotary 2101; Ciro Bonajuto, Sindaco di Ercolano; Mariano Nuzzo, Soprintendente ABAP per l’area metropolitana Napoli. Ad introdurre Antonio Brando, Governatore del Distretto Rotary della Campania. A seguire saranno presentate le attività relative all’anno 2024/2025 da Maurizio Di Stefano, Presidente della Commissione “Città patrimonio dell’UNESCO”. Interverranno inoltre, durante la manifestazione, Alfonso Andria, Delegatol Rotary Club Salerno; Alessandro Castagnaro, Presidente Commissione Centro Storico UNESCO Comune di Napoli; Rossella Del Prete, Rotary Club Benevento.

Alle 12 avrà infine luogo la premiazione, moderata dal membro di Commissione “Città Patrimonio dell’UNESCO”, Grazia Torre, con la proiezione del filmato vincitore e la consegna dei premi. Intervento conclusivo a cura di Paolo Di Martino, Presidente Rotary Club Napoli est.

Vediamo nello specifico il progetto riguardante Monte Faito, presentato dall’Avvocato Benedetto Migliaccio, dall’Architetto Francesca Brancaccio, membri Rotary Club Napoli e dall’artista Mario Amuro.

“Monte Faito: storia, memorie e visioni di un territorio. La Montagna sul Mare - cerniera tra valori UNESCO di Napoli e della Costiera Amalfitana. Il Monte Faito si colloca in una posizione geografica e culturale di straordinario rilievo, fungendo da punto di connessione tra le eccellenze culturali UNESCO dell’area napoletana e i valori paesaggistici UNESCO propri della Costiera Amalfitana. Il suo ruolo di cerniera non è soltanto morfologico o geografico, ma anche storico, sociale e simbolico caratterizzato da paesaggi rurali residuali e pratiche culturali tradizionali ancora attive. In tale scenario, il Monte Faito emerge come elemento cardine: una dorsale naturale che può ricucire simbolicamente e fisicamente i due versanti UNESCO – quello vesuviano e quello costiero– offrendo una connessione paesaggistica e culturale ad alta intensità identitaria. Monte Faito: il grande attrattore identitario. Il Monte Faito, dorsale calcarea della catena dei Monti Lattari, rappresenta un unicum ecologico e paesaggistico. Le sue pendici ospitano una notevole biodiversità, con habitat d’alta quota che includono faggete plurisecolari, endemismi floristici e faunistici, sorgenti naturali e sistemi carsici. Il Faito non è solo una vetta panoramica: è un archivio ecologico e culturale, risultato di secoli di interazione tra ambiente naturale e attività antropiche, in particolare agricole e pastorali. Il Faito può oggi rivendicare una centralità rinnovata, come attrattore territoriale e paesaggio identitario. La sua valorizzazione non può prescindere da un approccio integrato, che riconosca il valore multifunzionale del paesaggio: area naturalistica, luogo della memoria rurale, risorsa per l’educazione ambientale e lo sviluppo del turismo lento. Ruralità, faggeta e memoria delle economie montane. Il paesaggio agrario si configura attraverso elementi quali terrazzamenti agricoli, insediamenti rurali storici (case coloniche e masserie montane) e residui dell’antica filiera della neve, attiva fino al XX secolo. All’interno di questo contesto, la faggeta assume un ruolo di rilievo. I faggi secolari del Monte Faito costituiscono testimonianze viventi di rilevante valore naturalistico e culturale. Con tronchi di circonferenza superiore ai sei metri e un’età stimata superiore ai 400 anni, rappresentano un esempio significativo di alberi monumentali. Tali esemplari sono strettamente connessi all’industria tradizionale della neve, attività economica che prevedeva la conservazione della neve nelle neviere – fosse scavate nel terreno – tramite strati alternati di neve e foglie di faggio. Queste ultime fungevano da isolante termico naturale, unitamente al microclima fresco e ombroso del bosco, consentendo la conservazione della neve fino ai mesi estivi, quando veniva estratta, trasportata e commercializzata nei centri abitati limitrofi. Tale pratica si inserisce in una tradizione plurisecolare di gestione della risorsa neve, risalente almeno all’epoca greca, e si fondava su un metodo accurato di isolamento del ghiaccio, utilizzando materiali naturali quali foglie di faggio e terra, in grado di mantenere condizioni idonee alla conservazione del ghiaccio nel tempo. La sorgente dell’Acqua Santa: tra santità e credenze popolari. Secondo la tradizione popolare, la sorgente avrebbe origine miracolosa: l’acqua sarebbe scaturita da una roccia colpita dalla lancia di San Michele Arcangelo in lotta con il Diavolo. Oltre al valore simbolico e devozionale, il sito riveste un’importanza ecologica di primo piano: ospita specie faunistiche e floristiche tutelate, tra cui la Salamandra pezzata e la Lonicera stabiana, endemismo vegetale scoperto nell’Ottocento dal botanico Giovanni Gussone. Secondo la tradizione agiografica locale, fu sul Monte Faito che i santi Catello e Antonino ebbero una visione dell’Arcangelo Michele, evento che contribuì a consolidare il culto micaelico sul monte. Tali elementi suggeriscono una lettura stratificata del paesaggio, in cui natura, fede e identità comunitaria convivono e possono essere ripensati come elementi di un’offerta culturale integrata e profondamente locale. Visioni del paesaggio. Le "visioni" offerte dal Faito e da Vico Equense — visioni ottiche e tattili, come le ha definite Roberto Pane — costituiscono un tratto fondativo dell’identità territoriale. Il rapporto visivo con il Golfo di Napoli, con il Vesuvio, con la città e con il mare produce un immaginario paesaggistico potente, che la fotografia, l’arte e la letteratura hanno saputo interpretare e restituire. In questa direzione si colloca anche lo sguardo del fotografo Mario Amura, che ha saputo trasformare il paesaggio vesuviano in immagine poetica e narrativa, restituendone la complessità percettiva e simbolica. Le sue visioni propongono un’estetica della contemplazione, un invito al rallentamento e alla riflessione. Dal 2010, ogni notte di Capodanno, Amura si reca sul Monte Faito, luogo privilegiato per la vista sul Vesuvio e sul Golfo di Napoli. Questa posizione elevata consente ad Amura di cogliere prospettive uniche e suggestive, in cui il Vesuvio emerge come simbolo centrale dell’identità e della storia napoletana, oscillando tra memoria culturale e percezione di minaccia. Qui realizza una complessa coreografia fotografica volta a documentare l’esplosione rituale dei fuochi d’artificio, evento che costituisce un momento collettivo di esorcismo e celebrazione per la comunità napoletana. Il lavoro dell’artista si caratterizza per la capacità di coniugare la bellezza paesaggistica con un’interpretazione simbolica profonda, offrendo un’esperienza visiva che riflette le tensioni e le emozioni suscitate dal rapporto con il vulcano e il paesaggio urbano. L’osservazione e la cattura delle immagini dal Monte Faito permettono ad Amura di rappresentare il Vesuvio come una presenza silenziosa ma dominante, contro il vibrante spettacolo luminoso dei fuochi, un dualismo che sintetizza la complessità della cultura napoletana. L’itinerario proposto mette in dialogo paesaggio naturale, memoria storica, pratiche culturali tradizionali e espressioni artistiche contemporanee, offrendo una chiave di lettura innovativa e multilivello di un territorio ricco di valori da riscoprire e promuovere. In un contesto caratterizzato da crescenti pressioni turistiche e da accentuate polarizzazioni territoriali, emerge con urgenza la necessità di attribuire centralità operativa e riconoscimento patrimoniale ai paesaggi interstiziali, quali quello vicano, che rappresentano risorse strategiche per la governance integrata del territorio.”

Video
play button

Castellammare - Terme e Arenile, Ruotolo e Vozza: ne parliamo con il sindaco

10/06/2025
share
play button

Castellammare - VII Memorial Nino Musella, al Menti presenti numerosi ex calciatori compagni di squa

07/06/2025
share
play button

Napoli - Dries Mertens nominato cittadino onorario : «Il vero Paradiso è sempre stato qui»

07/06/2025
share
play button

Juve Stabia - La città abbraccia le vespe, le parole del presidente Andrea Langella

03/06/2025
share
Tutti i video >
Cultura & Spettacolo







Mostra altre


keyboard_arrow_upTORNA SU
Seguici