Resta critica la situazione sul Vesuvio. Lo comunica la Protezione Civile della Regione Campania, che ha richiesto – all’interno del Centro Coordinamento Soccorsi in Prefettura – l’intervento dell’Esercito per supportare le attività di presidio delle strade, la realizzazione di piste di accesso e il rifornimento idrico tramite autobotti.
Attualmente, il Dipartimento Nazionale ha inviato altri due Canadair della flotta di Stato, che si aggiungono ai quattro già operativi, oltre ai quattro elicotteri regionali già attivi. Complessivamente, sono dieci i mezzi aerei impegnati nelle operazioni di spegnimento sull’area vesuviana.
A complicare ulteriormente la gestione dell’emergenza, l’innalzamento delle temperature: il Centro Funzionale della Regione ha infatti diramato un avviso per ondate di calore.
Oltre all’incendio di Terzigno, la Protezione Civile regionale è impegnata anche nello spegnimento di altri due roghi: uno a Mercato San Severino, in provincia di Salerno, dove è in azione un elicottero della flotta regionale, e l’altro a Frasso Telesino, nel Beneventano, dove opera un ulteriore mezzo aereo.
Nella sola giornata di ieri si sono registrati oltre 50 incendi in tutta la Campania.
Intanto, i cittadini hanno indetto un’assemblea pubblica per dire basta ai roghi e rivendicare il diritto alla salute. L’appuntamento è per oggi, sabato 9 agosto, alle ore 19 in Piazza Vargas, nel comune di Boscoreale.
«Dopo otto anni, il Parco Nazionale del Vesuvio è nuovamente e drammaticamente sotto attacco – si legge nel comunicato diffuso dagli organizzatori –. Pochi giorni fa, un vasto incendio ha coinvolto capannoni adibiti a deposito di indumenti usati, in piena zona abitata tra Pompei, Boscoreale e Scafati. Negli ultimi anni, numerosi roghi – grandi e piccoli – hanno colpito l’intero territorio vesuviano e le aree limitrofe. Le nostre vite sono nelle mani di chi sta devastando questa terra. È urgente chiedere quali siano le responsabilità e a chi appartengano, oggi come ieri».
Il comunicato prosegue con un duro atto d’accusa verso le istituzioni locali:
«Restano silenti e inermi. Non sappiamo cosa sia stato fatto in concreto per la prevenzione e il monitoraggio. Abbiamo il diritto di sapere come sono state spese le risorse pubbliche destinate alle emergenze, e se esiste una strategia per individuare chi, come e perché distrugge il nostro territorio, e se vi siano complici o mandanti. In altre parole, abbiamo il diritto alla verità».
Infine, un appello forte e chiaro:
«Rivendichiamo il diritto alla salute e a una vita dignitosa, che – tra paura, elicotteri sulle nostre teste, fumo, bruciore agli occhi e alla gola, timori per la salute e il desiderio di fuggire – sembra sempre più un lontano ricordo. Sentiamo l’urgenza di agire, di partecipare, di condividere analisi, lotte e testimonianze per difendere la nostra terra e le nostre vite».
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