Allungarono la longa manus del clan sulla ristrutturazione di un'abitazione, arriva la condanna in appello. Condanna bis per Michele Onorato e Antonio Inserra a giudizio con l'accusa di estorsione aggravata dall'utilizzo del metodo mafioso. Dieci anni di reclusione per il primo e otto per il secondo, queste le condanne inflitte dalla Corte d'Appello di Napoli che li ritenuti entrambi colpevoli per la seconda volta. Una condanna che però riduce l'entità di quella di primo grado. I due, considerati ras del clan Cesarano di Pompei, erano stati condannati in primo grado rispettivamente a dodici e dieci anni di reclusione ottenendo in quella occasione solamente l'esclusione di aver agito per conto del clan Cesarano ritenuto all'epoca di commissione dei reati, sgominato dal trio giudicante. Resta come in quella occasione l'aggravante dell'utilizzo del metodo mafioso, avendo utilizzato l'“appeal” criminale del clan che fu di Ferdinando Cesarano, per imporre la propria richiesta estorsiva. “Appeal criminale” che di certo non mancava neanche ai due già condannati per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso in quanto ritenuti organici di tutto rispetto del clan di Ponte Persica, e caduti ancora nelle maglie della giustizia per un altro fatto delittuoso. Secondo l’Antimafia, “'o piemontese” e “'o guerriero” nel luglio del 2006 si resero autori di una richiesta estorsiva ai danni di Angelo D.M., operaio Novartis e riparatore di elettrodomestici, di diecimila euro per poter continuare tranquillo i lavori di ristrutturazione della sua nuova abitazione acquistata nel regno del clan. Della cifra inizialmente chiesta D.M. versò, solamente qualche settimana dopo, 2.500 euro nelle tasche di Onorato già organico oltre che al clan di Ponte Persica anche alla cosca degli Imparato. Da quel momento le pressioni non cessarono tanto che D.M. fu costretto a frequentare l’abitazione di Onorato in occasione di alcune feste organizzate dal ras. Una frequentazione che gli valse la conoscenza di alcuni personaggi poco raccomandabili e un’ulteriore richiesta estorsiva. L’imposizione, stavolta, riguardava il piano terra della sua nuova casa che doveva essere destinata in affitto, per volere di Onorato, a delle persone da lui “segnalate”. Il viaggio di nozze dopo il matrimonio del 15 luglio 2006 permise a D.M. di prendere tempo, ma fu poi costretto ad interrompere la permanenza fuori per delle “pressioni” esercitate nei confronti dei suoi genitori. Il timore di qualche ritorsione convinse l’impiegato a denunciare tutto il 1 agosto per poi ritrattare qualche giorno dopo. In aula ha, però, confermato tutte le ipotesi delittuose inchiodando alle proprie responsabilità Onorato. Più incerta la posizione di Inserra che probabilmente era momentaneamente assente al momento della formulazione della prima richiesta estorsiva e di cui hanno probabilmente tenuto conto i tre giudici nella quantificazione della pena. Restano, comunque, i dubbi insinuati dal collegio difensivo, composto dai penalisti Antonio Cesarano, Michele Basile, Enrica Paesano e Massimo Autieri, in ordine all’attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa sulla cui persona gravano abitudini e frequentazioni torbide. D.M. aveva più volte frequentato l’abitazione dell’Onorato stringendo un’amicizia con la cugina dell’imputato con cui consumava abitualmente cocaina.
Il tecnico delle vespe si congratula con la squadra di Conte e commenta la vigilia della semifinale play-off di ritorno. «A Cremona partita difficile, dobbiamo fare 98 minuti con il casco in testa, senza abbassare i ritmi. Fortini? Non condivido il suo post sui social»