Dopo due mesi di custodia cautelare in carcere, Angelo Schettino torna a casa. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli ha disposto per lui la misura degli arresti domiciliari, accogliendo parzialmente la richiesta dei legali difensori.
Schettino, tecnico di Castellammare di Stabia, era stato arrestato lo scorso 15 maggio nell’ambito di una vasta operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che aveva portato a 16 misure cautelari complessive, tra cui quella nei confronti di Vincenzo D’Alessandro, ritenuto figura apicale dell’omonimo clan camorristico radicato nella città stabiese.
Secondo gli inquirenti, gli indagati - a vario titolo - sarebbero coinvolti in un ampio sistema di attività illecite riconducibili al clan, con accuse che spaziano dall’associazione mafiosa all’estorsione, fino alla detenzione e porto illegale di armi da fuoco. Le contestazioni riguardano anche episodi di corruzione in atti giudiziari, tutti aggravati dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare l’organizzazione criminale.
Difeso dagli avvocati Raffaele Chiummariello e Renato Tito, Schettino ha ottenuto dal gip l’attenuazione della misura cautelare, alla luce di elementi valutati nel corso dell’istruttoria. Non è l’unico a lasciare il carcere: il giudice ha infatti concesso i domiciliari anche ad altri indagati coinvolti nella stessa inchiesta, disposta a maggio dalla Procura antimafia partenopea.
L’operazione, che ha fatto luce su una serie di condotte riconducibili alla rete del clan D’Alessandro, ha suscitato forte attenzione sia sul piano giudiziario che su quello politico, riaccendendo i riflettori sul rapporto tra criminalità organizzata e apparati istituzionali.
Le indagini proseguono e l’intero impianto accusatorio sarà sottoposto al vaglio del dibattimento. Intanto, con le prime attenuazioni delle misure cautelari, il procedimento entra in una nuova fase, in attesa dei prossimi sviluppi giudiziari.
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