Per capirlo, bisogna risalire alle origini di questa pratica e al legame profondo tra i “fucaracchi” e la devozione alla Madonna
Da domani inizia "Fratiell e Surelle": la dodicina dedicata alla Vergine Maria
Tra le celebrazioni più attese e sentite a Castellammare di Stabia, i falò dell’Immacolata rappresentano un momento speciale, forse persino più significativo del Natale per molti stabiesi. La notte tra il 7 e l’8 dicembre, la città si stringe attorno al simbolo della Vergine Maria, rievocando una tradizione che affonda le sue radici nella storia e nella fede popolare.
Ad illuminare, da secoli, la notte dell’Immacolata i cosiddetti “fucaracchi”. Grandi torri di legno, assemblate nei vari quartieri, ardono come omaggio alla Madonna. Quella che inizialmente era una semplice manifestazione di devozione si è trasformata nel tempo in una sorta di competizione, con i rioni che cercavano di costruire le pile di legno più alte e imponenti.
Non sempre, però, la tradizione si è svolta in modo innocuo. L’utilizzo di legna rubata, materiali di recupero e, purtroppo, di pneumatici e altri elementi tossici ha comportato rischi significativi per la salute e per l’incolumità dei cittadini. I falò, spesso eretti troppo vicino ai palazzi, hanno rappresentato un pericolo concreto, attirando l’attenzione delle autorità.
Così, negli ultimi anni, le amministrazioni locali hanno cercato di regolamentare il fenomeno, introducendo controlli e proponendo alternative come il Palio dei falò sull’arenile stabiese, un evento pensato per preservare la tradizione in un contesto più sicuro. Tuttavia, questa iniziativa non è stata accolta positivamente da tutti, suscitando critiche da parte di chi considera il Palio un “oltraggio” alla tradizione autentica.
Ma cosa dice davvero la tradizione? Per capirlo, bisogna risalire alle origini di questa pratica e al legame profondo tra i “fucaracchi” e la devozione alla Madonna.
La leggenda del primo falò dell’Immacolata
Secondo la leggenda, tutto ebbe inizio con un miracolo. Una notte, un pescatore stabiese si trovava al largo, sorpreso da una violenta tempesta. In balia delle onde e temendo per la propria vita, il pescatore invocò la Beata Vergine Maria, affidandosi alla sua protezione.
La tempesta lo sopraffece, e l’uomo perse conoscenza. Durante quello stato di incoscienza, la Madonna gli apparve in visione, infondendogli speranza e conforto. Quando il pescatore si risvegliò, si trovava incredibilmente sano e salvo sull’arenile stabiese, frastornato ma vivo.
Grato per il miracolo, il pescatore accese un fuoco per scaldarsi e chiamò a raccolta i passanti, che accolse con il nome di “Fratiell e Surell”, esortandoli a unirsi a lui nel recitare un Rosario di ringraziamento alla Madonna per la sua salvezza. Quel falò, acceso per devozione e gratitudine, segnò l’inizio della tradizione stabiese dei “fucaracchi” in onore dell’Immacolata Concezione.
L’Immacolata e Castellammare: fede e identità
Secondo la leggenda, dunque, il primo “fucaracchio” fu acceso proprio sull’arenile stabiese, il luogo in cui il pescatore ricevette il miracolo della salvezza, spazzando via le polemiche di chi connota nei quartieri la “vera” tradizione dei falò.
Oggi, nonostante i cambiamenti e le polemiche, i falò dell’Immacolata rimangono un simbolo di fede e di appartenenza, un richiamo alla devozione popolare e al desiderio di ritrovarsi uniti nel segno della Vergine Maria. La sfida per il futuro sarà preservare questa tradizione, garantendo al contempo la sicurezza e il rispetto dell’ambiente, affinché i “fucaracchi” continuino a illuminare Castellammare e il cuore dei suoi cittadini per le generazioni a venire.
"Fratiell e Surell", domani parte la dodicina
D Domani 26 novembre e fino all'8 dicembre, ogni mattina intorno alle 4, prende avvio il canto religioso che accompagna l’attesa dell’Immacolata. Ogni quartiere ha la sua voce, un uomo che cammina per le strade insieme ad altri fedeli, invitando l'intera città a riunirsi in preghiera. Così inizia l’invito votivo: “Fratiell e surell o rusario a’ Madonna, oggi è a’ primma stella d’a Madonna” (Fratelli e sorelle, il rosario alla Madonna, oggi è la prima stella della Madonna). I giorni che precedono l'8 dicembre sono chiamati “stelle”, e sono dodici, come le stelle che adornano il capo della Vergine Maria. Il cammino si conclude nelle parrocchie locali, dove tutti i fedeli stabiesi si ritrovano per recitare il rosario.
“Fratiell e Surell” è un canto tramandato di generazione in generazione nella tradizione stabiese. Non solo ha un valore religioso profondo, ma rappresenta anche un potente strumento di aggregazione. Per i cittadini di Castellammare di Stabia, è un simbolo distintivo di pace, salvezza e unione, capace di rafforzare il legame tra la comunità e la sua identità.