Rivelazioni choc questa mattina in aula nell’ambito del processo d’Appello nei confronti di coloro che sono stati ritenuti colpevoli dell'omicidio del consigliere comunale Gino Tommasino.
«Gino Tommasino fu ucciso perché stava guadagnando tanto con la gestione dei parcheggi e non voleva dare soldi ai clan». Queste le parole pronunciate dal pentito Renato Cavaliere, ritenuto esecutore materiale del delitto. Alla sbarra, oltre a Cavaliere, vi è anche Catello Romano.
«Gino Tommasino - ha proseguito Cavaliere - fu ucciso poche ore prima di un appuntamento che aveva con due imprenditori per l’affare parcheggi. Stava facendo troppi soldi e non voleva dare niente alla camorra stabiese».
Queste le dichiarazioni presentate dal procuratore generale che ha depositato agli atti del processo sessanta pagine, lunghe dichiarazioni del pentito, coperte da numerosi omissis, chiedendo il confronto tra i collaboratori di giustizia.
Si apre così uno spiraglio volto a fare finalmente luce su un omicidio per anni avvolti nel mistero più profondo. Secondo Cavaliere, Tommasino era riuscito ad entrare in affari con due imprenditori incaricati a realizzare nuovi parcheggi nel territorio compreso tra Castellammare, Gragnano e Vico Equense. Per questo motivo, sarebbe stato avvicinato dalle cosche camorristiche cittadine. Davanti ad un rifiuto, sarebbe stato poi ucciso.
Tommasino, in auto con il figlio di soli 13 anni, fu avvicinato dai killer - 4 in tutto, su due moto - mentre percorreva viale Europa. Un sequenza di spari non gli diede scampo, lasciando fortunatamente illeso il figlio.
Il processo, partito al termine delle indagini, ha visto già una prima tappa conclusiva con la condanna dei 2 killer che avevano confessato l'omicidio, i collaboratori di giustizia Salvatore Belviso e Raffaele Polito.
Si ripercorre così la storia di una Castellammare che, nel 2009, apriva sempre più cantieri. Quello più importante riguarda il restyling dell’area portuale, finanziato con contributi europei, insieme alla risistemazione della rete stradale. Ma gli occhi erano puntati anche sul resto del programma “Piu’ Europa”, che prevedeva 30 milioni di fondi per la creazione di infrastrutture e risorse da destinare ai privati. Altri 30 milioni erano destinati invece all’intesa con la Regione, per la realizzazione di un grande bacino di carenaggio e la valorizzazione di Fincantieri. Ma questa è solo una piccola fetta di appalti, rispetto a una torta che conta lavori per diverse centinaia di milioni di euro. Un quadro a tinte fosche, che prosegue con l’accertamento (da parte della Dda di Napoli) di tracce di cospicui versamenti, messi in moto da aziende specializzate nel campo sanitario. Aziende probabilmente interessate alla riqualificazione dell’area stabiese, affare milionario che ha uno snodo obbligato nel rilancio del sistema termale cittadino.
«I giovani talvolta pagano l'inesperienza, espulsione formativa per Cacciamani. Nel secondo tempo ci siamo abbassati troppo presto, avremmo potuto gestire il pallone con maggiore intelligenza»