Cronaca
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Castellammare - Da bibitaro a ras del narcotraffico, la folle vita del latitante Raffaele Imperiale

L'uomo nascondeva le due tele di Van Gogh tra due panni di stoffa all'interno di un'intercapedine ricavata nella cucina della casa dei genitori.

tempo di lettura: 3 min
di Giancarlo Esposito
01/10/2016 12:47:47

Strana la storia di Raffaele Imperiale, il ras del narcotraffico che custodiva le tele di van Gogh trafugate nel 2002 dal Museo di Amsterdam dedicato al celeberrimo pittore impressionista del XIX secolo. Il padre Ludovico è un costruttore edile, socio anche di una concessionaria di automobili, ed è stato presidente della Juve Stabia insieme a Renato Raffone, detto “Battifredo”, il boss dell'Acqua della Madonna deceduto di recente e noto ai più per la famosa vicenda della processione di San Catello che nel 2012 sostò proprio sotto casa sua per un “inchino”, mandando su tutte le furie l'ex sindaco di Castellammare Luigi Bobbio. Nei primi anni ottanta, un evento cambiò radicalmente la vita di Raffaele. Ancora bambino, fu rapito da malavitosi che indussero il padre a versare un lauto riscatto per liberarlo, soldi che Ludovico pagò senza opporsi rivelando poi, per evitare problemi di sorta, che il figlio era riuscito da solo a fuggire. Passarono gli anni e Raffaele decise di dedicarsi alla consegna di acqua minerale, bibite e bevande a ristoranti e alberghi, attività che gli valse il soprannome di “Lelluccio Ferrarelle”. Ma lui aveva ben altre ambizioni e si trasferì presto nei Paesi Bassi, dove aprì un coffee shop in cui erano ammesse anche le droghe leggere nel rispetto della legge olandese. E proprio qui entrò in contatto con gli scissionisti del clan Amato-Pagano che lo istruirono sul commercio degli stupefacenti. Raffaele iniziò così a far parte della malavita e accumulò denaro a palate, concedendosi una vita lussuosa e investendo in ville, terreni e società. Quando nel 2002 ad Amsterdam fu realizzato il furto al Museo Van Gogh, i ladri decisero di mettersi in contatto con lui, coscienti che l'accordo sarebbe stato raggiunto in virtù della disponibilità economica illimitata del ras del narcotraffico. Imperiale si impadronì così dei due dipinti e li nascose nella casa dei genitori a Castellammare, luogo in cui pensava che nessuno potesse trovarli, nascosti com'erano tra due panni di stoffa all'interno di un'intercapedine ricavata nella cucina. È stato Mario Cerrone, suo socio in affari per diversi anni, a fornire gli indizi alla Finanza nell'ambito di una dichiarazione confessoria dello scorso 8 settembre al cospetto del pm Vincenza Marra, titolare del fascicolo a carico di Imperiale. E così si arriva al clamoroso ritrovamento. Due tele in perfette condizioni, risalenti al primo periodo dell'ispirazione pittorica del maestro olandese. Quei granelli di sabbia su “La Spiaggia di Scheveningen durante un temporale” che confermano l'autenticità di un'opera tra le più ricercate al mondo, al punto che l'Fbi aveva deciso di inserirla nella “Top ten art crimes”. Quando la Guardia di Finanza ha iniziato ad interessarsi alle losche attività di Imperiale ed è arrivata la notifica di custodia cautelare nei suoi confronti, Raffaele era a Dubai e alloggiava nell'albergo Burj Al Arab, da 1500 euro a notte. Adesso è sparito nuovamente nel nulla, nascosto chissà dove e privato delle due preziose tele, in attesa che finalmente possa essere prelevato dal suo rifugio e consegnato alla giustizia.

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