Cronaca
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Castellammare - Clan D'Alessandro, la rivelazione di Cavaliere: «Forti dissidi sull'estorsione ad una ditta edile»

La lite nacque tra il fratello di un collaboratore di giustizia (all’epoca vicino a Vuolo) e Vincenzo D’Alessandro, ritenuto reggente della cosca, sull’estorsione a una ditta edile, che stava effettuando dei lavori su un palazzo privato in Salita Quisisana.

tempo di lettura: 2 min
06/01/2017 19:04:15

Immagine di repertorio non collegata alla notizia

Nuove rivelazioni emergono dalla testimonianza di Renato Cavaliere, collaboratore di giustizia eccellente della cosca scanzanese, ai magistrati della Dda di Napoli nell’ambito del processo sull’omicidio di Aldo Vuolo. All’interno del clan D’Alessandro ci furono dei forti dissidi tra il fratello di un collaboratore di giustizia (all’epoca vicino a Vuolo) e Vincenzo D’Alessandro, ritenuto reggente della cosca, sull’estorsione a una ditta edile, che stava effettuando dei lavori su un palazzo privato in Salita Quisisana. “Scoprii che questo pregiudicato faceva le estorsioni in maniera autonoma – ha riferito Cavaliere (già condannato per l’omicidio del consigliere comunale del Pd Gino Tommasino) ai magistrati – e l’ho bloccato. A Quisisana c’era un’impalcatura e stavano ricostruendo un palazzo vecchio, rifacendo anche i solai. Si trattava di un bel lavoro. Ho fermato il cantiere e ho così saputo che lui (il pregiudicato imparentato con un esponente della malavita di Santa Caterina) era andato lì a cercare l’estorsione chiedendo quattro o cinquemila euro”. A questo punto Cavaliere ha ribadito che tutte le estorsione effettuate sul territorio cittadino dovevano partire dal quartier generale di Scanzano e, in particolare, da Vincenzo D’Alessandro. “Il pregiudicato di Santa Caterina aveva fatto un’invasione di campo inaccettabile – continua il racconto di Cavaliere – Ne parlai con D’Alessandro e gli spiegai che quello stava dando fastidio e gli chiesi cosa dovevo fare. Enzuccio mi disse di mandarlo a chiamare”. Ma qui sorgono altri problemi. L’uomo in questione non si presenta alla “convocazione” di Scanzano. Qualche giorno dopo ci fu l’omicidio di Aldo Vuolo e, subito dopo, il pregiudicato di Santa Caterina si recò spontaneamente da Enzo D’Alessandro, accompagnato da un genero di Luigi D’Alessandro senior (fratello del defunto boss Michele). Secondo il pentito Cavaliere l’incontro avvenne in un giardino di una proprietà di Scanzano appartenente al clan. “Spiegai al genero di Luigi D’Alessandro che Enzuccio mi aveva dato l’ordine di non far spendere ad altri il nome della famiglia per svolgere quel tipo di attività – è il racconto di Cavaliere – Ma lui ha sostenuto che quei soldi gli servivano per il suocero. Gli ho detto che a Castellammare comandavamo noi e che qualsiasi cosa la doveva dire a noi. Del resto i soldi al suocero arrivavano tramite Enzo D’Alessandro che mandava i soldi che gli portavamo anche a Partoria (strada di Scanzano dove vive la famiglia D’Alessandro)…Non si aspettava quella mia reazione, è diventato rosso e se n’è andato”.

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