Cronaca
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Castellammare - Caso Consip, chiesto nuovamente il rinvio a giudizio per Gianpaolo Scafarto

L'ex maggiore dei carabinieri rischia di nuovo il processo

tempo di lettura: 2 min
di genesp
02/10/2020 10:18:08

Rischio processo per l'ex maggiore dei carabinieri Gianpaolo Scafarto. La Procura di Roma ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per l'attuale assessore alla Sicurezza del Comune di Castellammare coinvolto nel caso Consip. Con lui è stato chiesto il processo anche per il colonnello dell'Arma Alessandro Sessa. Scafarto è accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio. La Procura di Roma ha deciso di impugnare l'assoluzione che era giunta solamente un anno fa ritenendo necessario un processo a causa delle prove granitiche che sono state raccolte. Nelle prossime settimane sarà resa nota la decisione del giudice con Scafarto che rischia così di affrontare il processo che aveva evitato 12 mesi fa. Per la questione Consip, tuttavia, l'attuale assessore alla Sicurezza di Castellammare si è sempre detto tranquillo e convinto della bontà delle proprie azioni.

Tuttavia, secondo la Procura, Scafarto avrebbe prima rivelato alcune informazioni protette dal segreto d’ufficio e poi depistato le indagini. Nel primo caso, avrebbe fornito gli interrogatori in fase di svolgimento alla direzione del Fatto Quotidiano. In particolare, avrebbe reso noto le dichiarazioni di Luigi Marroni (amministratore delegato di Consip) e Luigi Ferrara (ex presidente di Consip). In più, per incastrare il padre di Matteo Renzi, Scafarto avrebbe attribuito la frase “Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” ad Alfredo Romeo, imprenditore coinvolto nell’inchiesta. In realtà a pronunciare la frase era stato Italo Bocchino. Inoltre, avrebbe cancellato Whatsapp dal cellulare del suo colonnello per complicare il lavoro degli investigatori nella ricerca dei messaggi che si erano scambiati.

Per questo motivo era stato sospeso dall'Arma dei carabinieri per poi essere nuovamente reintegrato grazie ad una sentenza favorevole della Cassazione. L'incubo sembrava finito ma già nel mese di ottobre del 2019 ma ieri mattina la Procura di Roma ha chiesto nuovamente il rinvio a giudizio.

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