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Castellammare - Cambio destinazione d'uso dell'Hotel delle Terme, «atto di sudditanza nei confronti di De Luca»

Il consigliere comunale Mario D'Apuzzo: «Privare le generazioni future di questa opportunità è un crimine morale».

tempo di lettura: 2 min
28/06/2025 08:41:14

Lettera aperta del consigliere comunale Mario D'Apuzzo:

Con il recente provvedimento adottato dalla giunta comunale di Castellammare di Stabia – mera presa d’atto del Decreto Dirigenziale n. 7 della Regione Campania – si è consumato l’ennesimo atto di sudditanza politica nei confronti del presidente Vincenzo De Luca. In virtù di tale delibera, il vincolo di destinazione turistico-alberghiera che da decenni gravava sull’ex Hotel delle Terme è stato ufficialmente rimosso, aprendo così la strada all’ipotetica costruzione di un nuovo presidio ospedaliero sull’area delle Nuove Terme del Solaro. Si tratta di una scelta grave, opaca, e per certi versi irreversibile. Una scelta che mortifica la storia, l’identità e la vocazione naturale della nostra città, riducendo a detrito ciò che avrebbe potuto rappresentare – se opportunamente riqualificato – il cuore pulsante di un nuovo modello di sviluppo termale e turistico. Non siamo di fronte a un atto di pianificazione o di visione: siamo di fronte a un esproprio culturale e urbanistico, consumato nel silenzio assenso di chi amministra, incapace persino di porre un interrogativo, di alzare lo sguardo, di difendere un pezzo di città. Il complesso del Solaro è un bene identitario, prima ancora che architettonico. È memoria collettiva, patrimonio di senso. E se non siamo stati in grado di salvarlo, recuperarlo e valorizzarlo, ciò non giustifica affatto la scelta di abbatterlo. Congelarlo, custodirlo, sottrarlo alla logica distruttiva del “tanto non serve”: questo andava fatto. Perché quel luogo – oggi come domani – può e deve rappresentare una risorsa per le generazioni future. Privarle di questa opportunità è, a tutti gli effetti, un crimine morale. Tanto più che i presupposti giuridici e urbanistici dell’intervento risultano del tutto incerti. L’area è vincolata dal punto di vista ambientale – paesaggistica , e la vigente normativa regionale non consente né la demolizione né la ricostruzione senza una complessa modifica legislativa di variante al piano urbanistico territoriale oltre ad una variante al piano urbanistico comunale che, allo stato, non è nemmeno stata avviata. Si sta dunque procedendo con leggerezza inaccettabile, rischiando di abbattere senza alcuna garanzia concreta di poter ricostruire. In altri contesti – si pensi all’ipotesi del sottopasso ferroviario in via Cosenza – la città ha saputo reagire con forza. In questo caso, invece, prevale un silenzio complice e incomprensibile, che rende ancor più grave l’atto in sé. Castellammare ha bisogno di verità, di rispetto e di futuro. Avremmo potuto e dovuto investire sull’esistente: sul San Leonardo, sul polo sanitario di Gragnano, sulle professionalità del territorio. Invece si è preferito cancellare un simbolo, senza visione, senza confronto, senza responsabilità.

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