La Juve Stabia, dopo una partenza disastrosa in campionato, si è parzialmente risollevata e il pareggio interno contro il Benevento capolista ne è la prova. Ma soprattutto, la squadra di mister Fabio Caserta, si è riscoperta testarda e combattiva. Qualità che da sempre hanno contraddistinto la compagine stabiese e delle quali finora non vi è stata traccia. Merito, certamente, della grinta trasmessa dal mister e della trascinante passione del pubblico del Romeo Menti. Merito, soprattutto, di alcuni elementi della rosa gialloblé che hanno preso per mano la squadra, guidandola con grinta e determinazione: Denis Tonucci e Simone Calvano su tutti. Uomini chiave, insomma, per l'obiettivo salvezza.
La Serie B è un campionato duro e ostico. La "terra di mezzo" tra il palcoscenico d'élite della Serie A e l'inferno incandescente della Lega Pro. Un purgatorio dove bisogna tirare fuori gli artigli e affrontare di petto ogni partita e ciascuna situazione di gioco. L'habitat perfetto per calciatori che fanno della "garra charrúa" uno stile di vita, prima ancora che un modo di approcciarsi al calcio. L'unione di grinta, energia e sudore di cui Tonucci e Calvano sono sembrati, in questo avvio di stagione, interpreti eccellenti. Insomma, leader carismatici esemplari, che trasmettono alla squadra carattere e personalità per affrontare anche le battaglie più ardue.
Una citazione interessante sulla quale la Juve Stabia deve riflettere e fondare la sua salvezza è, probabilmente, quella di Jules Rimet: "Nel calcio, giocare bene a volte non basta.
Devi anche farlo profondamete". Ecco perché avere in squadra fautori della "garra charrùa", tanto cara a Daniele Adani, rappresenta un quid di cui le Vespe non possono fare a meno. Si tratta di un concetto dalle origini incerte, di matrice certamente sudamericana, di cui gli elementi essenziali sono l'impegno fisico, lo sforzo caratteriale e il coinvolgimento emotivo. La "garra charrúa" è, dunque, partecipazione, concitazione, sacrificio, voglia di vincere e prevalere sull'avversario. Una miscela rara di qualità e attributi che si evince in ogni contrasto aereo di Denis Tonucci e da ogni intervento in tackle di Simone Calvano. Una cattiveria agonistica di cui la Juve Stabia può e deve fare tratto peculiare della propria identità di squadra.
Tenacia e coraggio come rimedio alle avversità. Seguendo l'esempio dei Charrúa, gli indios precolombiani che vivevano sulle sponde del Rio della Plata e che fino all'ultimo respiro contrastarono il feroce colonialismo dell'epoca. Senza mai indietreggiare, nemmeno di fronte al fato più beffardo. Il mitico Oscar Tabarez, definendo al meglio gli uruguaiani, disse: "Nunca favoritos, siempre desde atràs" (Mai favoriti, sempre partendo da dietro). Si comprende, dunque, che l'obiettivo salvezza della Juve Stabia passa dal concetto teorico e pratico di "garra charrúa". Probabilmente, Tonucci e Calvano l'hanno capito fin dal principio.
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