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Torre Annunziata - Omicidio Cerrato, l’ammissione di Antonio Cirillo: «L’ho ucciso io»

Dopo l’arresto del padre Francesco Cirillo, avvenuto stamattina, il giovane componente del branco ha raccontato di aver inferto lui la coltellata mortale in via IV Novembre nei confronti del 61enne custode del Parco Archeologico di Pompei.

tempo di lettura: 2 min
di red
29/07/2021 19:29:33

“Sono stato io ad uccidere Maurizio Cerrato”. A confessarlo è Antonio Cirillo, componente del branco che ha assassinato il 61enne custode del Parco Archeologico di Pompei all’interno di un garage in via IV Novembre, nella periferia di Torre Annunziata. L’uomo ha ammesso di aver inferto la coltellata letale nei confronti dell’uomo, che era intervenuto sul posto per difendere sua figlia Maria Adriana, aggredita dalle belve per aver “usurpato” un posto auto occupato da una sedia. Per Cirillo erano scattate le manette il 23 aprile, quattro giorni dopo l’omicidio di Cerrato, unitamente ad altri due componenti del branco, Giorgio e Domenico Scaramella.

Ma in questi tre mesi nessuno aveva confessato cosa fosse realmente accaduto quella sera. A far scoccare la scintilla, tuttavia, è stato l’arresto, avvenuto stamattina, di Francesco Cirillo, 67enne papà di Antonio, ritenuto il quarto componente della banda e accusato a sua volta di omicidio volontario. Con il padre finito in carcere, Antonio ha deciso di raccontare l’accaduto e di autodenunciarsi come l’assassino di Cerrato, vittima della furia di un commando che lo aveva raggiunto in via IV Novembre per vendicarsi dopo una prima lite con Giorgio Scaramella. La 61enne vittima era intenta a cambiare uno pneumatico squarciato dagli aggressori, che non avevano gradito il gesto di Maria Adriana, che aveva parcheggiato davanti alla loro abitazione spostando una sedia posizionata lì per “blindare” il posto auto.

E nella giornata odierna è spuntato anche un pizzino di Giorgio Scaramella, indirizzato a Rosetta, moglie di Francesco Cirillo e madre di Antonio, per rassicurarla sulla garanzia che lui avrebbe tenuto la bocca cucita. “Cara cugina Rosetta, sono Giorgio. Lo sai come sono io. Io non ho accusato nessuno. Poi vedrai. Giorgio. Ti voglio bene” recita il biglietto finito nelle mani degli inquirenti, che stanno chiudendo in cerchio riguardo ad una tragedia che ha scosso l’intera comunità di Torre Annunziata.

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