Il sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, è stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione camorristica dopo un processo durato quasi dieci anni. La sentenza, che stabilisce “il fatto non sussiste”, arriva come un importante riscatto per Aliberti, accusato per lungo tempo di legami con la camorra. L'inchiesta ipotizzava l'esistenza di un voto di scambio politico-mafioso sia in occasione delle amministrative del 2013 a Scafati che per le regionali del 2015. Il Consiglio comunale di Scafati, a seguito degli accertamenti effettuati dalla commissione di accesso, fu anche sciolto per infiltrazioni. Le accuse, dopo quasi dieci anni di indagini e processi, sono risultate prive di fondamento. A poche ore dalla sentenza, arrivano le parole del primo cittadino che sono un misto di sollievo e amarezza, frutto di un lungo calvario personale e familiare che lo ha segnato profondamente.
“Accusato di camorra per dieci anni: assolto perché il fatto non sussiste. Grazie ai miei avvocati Sica e Pepe”, ha dichiarato Aliberti, dedicando un messaggio ai concittadini di Scafati e agli amici che gli sono rimasti accanto. “Oggi, 13 novembre 2024, sento il cuore pieno e svuotato insieme. Vorrei parlarvi con leggerezza, ma non è possibile quando la tua vita viene stravolta, quando vieni trascinato nel fango, chiamato camorrista, e rimani solo con la tua voce, inascoltato”.
Nel suo lungo messaggio, Aliberti ha ripercorso i momenti più duri degli ultimi anni, descrivendo le umiliazioni subite, il dolore provato dalla sua famiglia e la difficile lotta per mantenere la fiducia in sé stesso. “Per otto anni ho dovuto ingoiare umiliazioni, convivere con lo sguardo impaurito dei miei figli, vedere mia moglie lottare per una famiglia che sentiva franare. Mio padre è morto portandosi dietro una vergogna che non meritava, e io sono rimasto solo, spesso incapace persino di piangere”.
Nonostante la sentenza di assoluzione, Aliberti ha espresso un’amarezza profonda per gli anni trascorsi sotto l’ombra dell'accusa, anni che hanno lasciato segni indelebili. “Oggi la giustizia ha detto quello che ho sempre saputo: assolto perché il fatto non sussiste. Ma non c’è gioia piena. Il tempo non torna, e la vergogna ha lasciato segni che nessuno potrà mai vedere”.
Il sindaco ha voluto ringraziare chi ha creduto nella sua innocenza anche nei momenti più difficili, quando era più facile allontanarsi e voltare le spalle: “Sono grato a chi ha creduto in me, anche quando era più facile girarsi dall’altra parte, a chi ha saputo vedere la verità nel buio delle menzogne”. Ha anche ribadito il suo impegno a restituire dignità alla sua città e a lavorare affinché Scafati possa riscattarsi dalle ombre che l’hanno circondata. “La mia lotta, però, non finisce qui. Voglio restituire dignità a me stesso e alla nostra città, a Scafati, che ha sofferto con me, infangata com’ero io. Voglio che insieme ci liberiamo di questo peso, che torniamo a essere una comunità fiera, capace di guardarsi in faccia senza paura”.
Il lungo percorso processuale ha visto Aliberti affrontare accuse di collaborazione con la camorra che hanno avuto pesanti ricadute sulla sua carriera politica e sulla sua vita personale. Tuttavia, il sindaco ha ribadito con forza di non essersi mai piegato ai poteri criminali: “Non sono mai stato un camorrista, né un uomo che si piega al potere della malavita. Ho resistito, messo da parte il dolore e continuato a combattere. E continuerò, per me, per la mia famiglia, per tutti voi”.
L’assoluzione segna dunque una tappa fondamentale nella vita del sindaco di Scafati, che ha dedicato questa vittoria a chi ha creduto nella sua innocenza e ha resistito al suo fianco. “Questo giorno è di chi ha resistito, di chi ha creduto che la verità sarebbe emersa”, ha concluso, ringraziando sentitamente tutti coloro che lo hanno sostenuto in questi anni difficili.