Cronaca
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Migliaia per l'addio a Martina, 'far male non è amore'

Il feretro della 14enne uccisa dall'ex è stato accolto dalle urla della gente all'arrivo in Chiesa: "Martina sei la figlia di tutti noi". Grida contro l'assassino. L'omelia del vescovo: "Il possesso non è amore. Assumiamoci la responsabilità collettiva".

tempo di lettura: 3 min
di Alfonso Pirozzi per Ansa
05/06/2025 09:29:05

E'una comunità "stordita, spezzata, incredula" - per usare le parole sferzanti dell'arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia - quella che è scesa in piazza a Afragola per dare l'ultimo saluto a Martina Carbonaro.
Per la città alle porte di Napoli è stato il giorno del dolore e del lutto. In un pomeriggio assolato, in migliaia si sono ritrovati dentro e davanti alla basilica di sant'Antonio da Padova per i funerali della 14enne uccisa dal suo ex fidanzato Alessio Tucci di 19 anni. Occhi gonfi di lacrime, volti espressione dello sgomento per una tragedia, dicono in tanti, "incomprensibile".

Un lungo applauso ha salutato il feretro bianco quando è giunto davanti alla chiesa. E qualcuno dalla folla ha urlato "giustizia, giustizia". "Martina sei la figlia di tutti noi", hanno urlato alcune donne, mentre altri hanno inveito contro Alessio, l'ex della ragazzina, che da mercoledì è rinchiuso in carcere.
 
Ma sono state le parole pronunciate dal cardinale, che vuole essere chiamato don Mimmo, a rappresentare un duro richiamo per tutti: adulti e ragazzi, politici e rappresentanti delle istituzioni.

"Oggi, davanti a Martina, dobbiamo assumerci tutti una responsabilità collettiva. Oggi dobbiamo impegnarci affinché a tutti, piccoli e grandi, sia chiaro che l'amore non è possesso. L'amore non è controllo. L'amore non è dipendenza. L'amore vero rende liberi. L'amore vero non trattiene, non costringe, non punisce", ha detto l'arcivescovo, che ha avuto parole di conforto per Enza e Marcello, i genitori della ragazzina, "che dorme. E sarà svegliata".

Rivolgendosi poi agli adulti ha proseguito: "Che mondo stiamo costruendo per questi ragazzi? Come li stiamo accompagnando a diventare uomini e donne capaci di rispetto, di tenerezza, di libertà? Non possiamo più rimandare. Non possiamo più dire 'succede agli altri'. È successo qui. A Martina. A 14 anni. E questo deve bastare".  

E poi non è riuscito a trattenere la commozione, fino alle lacrime, quando più volte ha pronunciato la parola "basta", "basta violenza", "basta giustificazioni", "basta parole deboli", ricordando ai tantissimi ragazzi presenti che Martina è morta "per mano di un ragazzo che non ha saputo reggere un rifiuto, un limite, una libertà, togliendo il futuro non solo a Martina ma anche a sé stesso. Martina è morta per un'idea malata dell'amore.

Un'idea ancora troppo diffusa, troppo tollerata, troppo silenziosa". E ancora: "Se per amore arrivi a fare del male, non è amore ma solo violenza. Un odio che uccide è femminicidio. Chiamiamolo col suo nome. Non è follia. Non è gelosia. Non è un raptus".

In chiesa sono giunti i fiori della premier Giorgia Meloni, mentre tra le autorità c'erano la sottosegretaria Pina Castiello, la presidente della Corte d'Appello di Napoli, Maria Rosaria Covelli, oltre al sindaco di Afragola, Antonio Pannone, che ha atteso l'arrivo del feretro sul sagrato della chiesa, e quelli dei Comuni vicini. Per il prefetto di Napoli, Michele di Bari, "bisogna guardare in faccia la realtà per quella che è. C'è un vuoto educativo che ha preso di mira una generazione. Non c'è giorno che non accada un fatto deprecabile". All'uscita del feretro dalla chiesa sono stati volare verso il cielo decine di palloncini bianchi. E a seguire il carro funebre tantissimi adolescenti che indossavano una t-shirt con il volto della ragazza e la scritta "Ciao Martina".

In prima fila il papà e la mamma con le mani appoggiate al carro funebre, quasi a voler impedire che la loro ragazza vada via per sempre.

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