Un ristorante sul lungomare di Castellammare, auto e moto di lusso, immobili tra Pompei e la città stabiese, aziende di scommesse e conti bancari: è il tesoro finito sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta «Domino III», che ha colpito al cuore il gruppo criminale capeggiato, secondo gli inquirenti, dal boss Vincenzo D’Alessandro.
Nel mirino dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e della compagnia di Castellammare, i beni riconducibili a 15 indagati accusati a vario titolo di associazione mafiosa e riciclaggio. Tra questi, anche Luciano Verdoliva, già noto alle cronache per essere stato accolto con fuochi d’artificio al momento della scarcerazione, dopo un’assoluzione da un’accusa di omicidio.
Uno dei beni sequestrati è proprio il suo ristorante, le «Tre caravelle», affacciato sul lungomare stabiese. Il locale era già finito sotto osservazione della Direzione Distrettuale Antimafia per la festa organizzata in occasione del ritorno in libertà del ras. Una celebrazione abusiva, avvenuta sotto gli occhi delle forze dell’ordine, che aveva suscitato clamore e polemiche.
L’operazione rappresenta l’ultima fase di una lunga attività investigativa che, tra il 2020 e il 2022, ha documentato l’ascesa del clan D’Alessandro e la sua riorganizzazione attorno a una nuova cupola operativa nel rione Scanzano. Il gruppo, secondo la ricostruzione della DDA di Napoli, avrebbe consolidato la sua influenza grazie anche a operazioni di reinvestimento dei capitali illeciti nel tessuto economico locale.
L’inchiesta «Domino III» punta ora a smantellare anche il sistema economico e patrimoniale che ha consentito al clan di prosperare, reinvestendo i proventi di attività illecite e costruendo una rete di connivenze e controllo sul territorio. L’operazione segue i due precedenti filoni giudiziari – «Domino I» e «II» – e si inserisce in un più ampio piano di aggressione ai patrimoni criminali nell’area vesuviana.
Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonterebbe a diversi milioni di euro.