In questo caldo agosto napoletano, i carabinieri continuano a combattere un fenomeno che si diffonde silenziosamente ma inesorabilmente: la vendita illegale di merce contraffatta. Il Comando Provinciale di Napoli ha intensificato le operazioni per monitorare la sempre più crescente presenza di venditori ambulanti, molti dei quali giungono da terre lontane come il Bangladesh, lo Sri Lanka e diversi paesi africani. Questi venditori, spesso spinti da un caporalato stagionale che li costringe a lavorare per compensi irrisori, si muovono tra i bagnanti delle località balneari con borse pesanti e un assortimento di prodotti non solo contraffatti, ma anche privi di qualsiasi garanzia di sicurezza.
Dal 1° gennaio di quest’anno, i carabinieri hanno sequestrato oltre 2700 capi di abbigliamento, circa 300 borse e oltre 600 paia di scarpe, segno di un mercato del falso che non accenna a diminuire. A questi sequesttri si aggiungono centinaia di costumi da bagno, occhiali da sole e articoli di merchandising che richiamano il Napoli, un simbolo della cultura locale. Le incursioni non si limitano solo alla vendita di articoli, ma colpiscono anche i luoghi di produzione, dove sono stati sequestrati stampanti e materiali utilizzati per la contraffazione.
Questa problematica, purtroppo, non si esaurisce nel capoluogo partenopeo. Anche a Castellammare di Stabia, il fenomeno della vendita illegale di merce contraffatta sta assumendo proporzioni preoccupanti. Ogni sera, il lungomare si trasforma in un mercato all'aperto, popolato da decine di extracomunitari che propongono scarpe, borse e altri articoli di dubbia provenienza. La presenza di questi venditori ambulanti, privi di licenze e di alcun tipo di garanzia riguardo alla qualità dei loro prodotti, non solo nuoce all’immagine turistica della città, ma rappresenta anche una forma di sfruttamento che merita attenzione.
Sul lungomare stabiese, come a Napoli, il mercato dei prodotti falsificati non è soltanto una questione economica, ma un riflesso di una rete più vasta di sfruttamento e evasione fiscale, che coinvolge migranti in difficoltà e lascia spazio a un'economia parallela legata alla criminalità. La lotta contro la contraffazione si allarga, dunque, ad un fenomeno sociale che richiede un impegno collettivo, non solo delle forze dell'ordine, ma anche delle istituzioni e dei cittadini, affinché si possa restituire dignità a chi lavora onestamente e tutelare la sicurezza dei consumatori.
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