Cronaca
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Castellammare - Santuario di San Michele, parte il processo per abusivismo edilizio

La vicenda risale al 2021, quando gli ambientalisti del WWF denunciarono una serie di interventi edilizi eseguiti senza le necessarie autorizzazioni

tempo di lettura: 2 min
di Giovanni De Marco
22/01/2025 13:40:06

Ieri ha avuto inizio il processo contro don Antonio Malafronte, parroco della chiesa di Sant’Antonio a Castellammare di Stabia e rettore del Santuario di San Michele sul Monte Faito. Il sacerdote è accusato di abusivismo edilizio per i lavori effettuati durante la pandemia Covid-19 presso il santuario. A presiedere l'udienza sarà il giudice Procolo Ascolese. La vicenda risale al 2021, quando gli ambientalisti del WWF denunciarono una serie di interventi edilizi eseguiti senza le necessarie autorizzazioni. Durante un sopralluogo, il WWF Terre del Tirreno rilevò la creazione di un nuovo tracciato viario situato alle spalle del santuario e lo scarico illecito di materiale edile lungo il versante di Pimonte. Questi interventi, secondo l’associazione ambientalista, avrebbero deturpato un’area di grande valore naturalistico e paesaggistico. Le contestazioni non nascono però nel vuoto: già nel 2019 il WWF aveva criticato aspramente Don Malafronte per la sua richiesta di abbattere un raro esemplare di Pino nero presente nell’area. L’albero, considerato unico e meritevole di tutela, divenne il simbolo dello scontro tra il parroco e l’associazione, che si è progressivamente intensificato fino a culminare nella denuncia odierna. Don Catello Malafronte, nella sua qualità di rappresentante legale del Santuario di San Michele, è considerato il responsabile delle opere realizzate. I carabinieri forestali della stazione di Castellammare di Stabia, nel corso delle loro indagini, avrebbero confermato che i lavori di riqualificazione sono stati effettuati senza le preventive autorizzazioni previste dalla normativa vigente. Secondo il WWF, tali opere avrebbero avuto un impatto significativo sul territorio, violando le leggi di tutela ambientale e paesaggistica. L’associazione ribadisce che interventi di questo tipo, specie in aree di pregio naturalistico come il Monte Faito, non possono essere giustificati senza un’adeguata valutazione d’impatto ambientale. La denuncia del WWF ha acceso il dibattito nella comunità locale, tra chi difende il parroco e i suoi intenti di riqualificazione e chi invece si schiera a favore della tutela ambientale. “Il Monte Faito è un patrimonio di tutti, non si può pensare di modificarlo a piacimento senza rispettare le leggi”, ha dichiarato un rappresentante del WWF Terre del Tirreno. Dall’altra parte, alcuni fedeli sottolineano l’impegno di Don Malafronte per valorizzare il Santuario di San Michele, meta di pellegrinaggi e luogo di grande importanza spirituale per la comunità. Con l’inizio del processo, si attendono sviluppi significativi sulla vicenda. Per il WWF, il caso rappresenta un’opportunità per ribadire l’importanza della salvaguardia del territorio, mentre la difesa del parroco cercherà di dimostrare la buona fede e la legittimità degli interventi effettuati. L’udienza segna il primo capitolo di una battaglia legale che pone al centro il delicato equilibrio tra la tutela dell’ambiente e le esigenze di valorizzazione del patrimonio religioso e culturale. Il giudizio finale potrebbe avere implicazioni importanti non solo per il Monte Faito, ma anche per il modo in cui vengono gestiti i beni paesaggistici e religiosi in Italia.

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