Teresa Martone e Luigi D'Alessandro, detto "Gigginiello", gestiscono gli affari della cosca di Scanzano. A confermarlo è la prima relazione semestrale del 2018 firmata dalla Direzione Investigativa Antimafia che ha fatto luce sugli affari dei clan di Castellammare di Stabia. Il report presentato al Ministero dell'Interno non tiene ancora conto dell'inchiesta Olimpo del dicembre scorso ma si basa sulle indagini degli investigatori portate avanti nel 2017. Per la Dia non ci sono dubbi: nella città delle acque il potere criminale è tutto nelle mani della famiglia D'Alessandro che controlla la zona collinare e molte piazze di spaccio stabiesi. A capo della cosca, almeno fino agli arresti di dicembre, c'era Teresa Martone, la vedova del defunto capo clan Michele D'Alessandro. In sua compagnia, viene considerato pericoloso anche Luigi D'Alessandro, fratello di Michele, scarcerato nell'aprile dello scorso anno dopo 24 anni (al momento è sottoposto alla libertà vigilata fino al 2020). Con la Martone ai domiciliari, è lui a gestire interamente gli affari della famiglia camorristica locale.
I D'Alessandro hanno esteso il proprio dominio anche nei Comuni vicini. A Sant'Antonio Abate, per esempio, fu arrestato dai carabinieri Nino Spagnuolo mentre imponeva il pizzo ad un'azienda edile del posto. Ma gli affari non finiscono qui: grazie ad un accordo con i Di Martino (tramite il matrimonio della figlia di Paolo Carolei con il figlio di Leonardo Di Martino) gestiscono le piazze di spaccio dei Lattari e riforniscono di marijuana quelle stabiesi. In più estendono il proprio dominio anche verso altre Regioni. Già nelle precedenti relazioni, la Dia aveva individuato gli affari dei D'Alessandro in Emilia Romagna e all'estero nel settore alberghiero mentre emergono nuovi particolari anche per quanto riguarda la Sardegna. La famiglia di Scanzano è riuscita a stringere accordi con amministratori locali per mettere le mani sul settore turistico dell'isola, nella provincia di Cagliari.
Il clan resta quindi molto forte. Nonostante gli arresti e le operazioni delle forze dell'ordine, i D'Alessandro sono padroni della città di Castellammare. E l'inchiesta Olimpo ha confermato le indicazioni che la Dia scriveva solamente un anno fa. Appalti, estorsioni, piazze di spaccio: gli affari sono tanti per la cosca di Scanzano che può contare anche sui rifornitori di armi. I grandi guadagni per il clan arrivano soprattutto dalle piazze di spaccio: a Castellammare gestiscono il Savorito tramite gli Imparato (la famiglia dei "paglialoni") e anche nel Centro Antico.
Ma nella città delle acque non ci sono solo i D'Alessandro. Secondo la Dia è ancora forte anche il potere dei Cesarano che hanno la propria roccaforte fra Pompei e Castellammare, in quello che è chiamato quartiere Ponte Persica. A differenza di Scanzano, i Cesarano sono dediti soprattutto alle estorsioni imposte da due esponenti di spicco del clan: Luigi Di Martino o' profeta e Nicola Esposito e in parte Vincenzo D'Apice. Il loro dominio si estende soprattutto sulla città mariana mentre a Castellammare riescono a racimolare migliaia di euro dai tanti imprenditori costretti a pagare il pizzo. Uno di questi era proprio Adolfo Greco, l'imprenditore del latte.
Il tecnico delle vespe entusiasta per la qualificazione ai Play Off, ma avverte: «Il focus è sul presente. America? È il viaggio che conta. Buglio? L'infortunio è meno grave del previsto, è un giocatore essenziale per noi.»