In Campania cultura e tradizione si respirano in ogni angolo e il patrimonio di questa regione è davvero molto ricco, dall’arte alla cucina fino ad arrivare ai giochi. I giochi della tradizione campana accompagnano da secoli la quotidianità sia dei bambini che degli adulti e sono praticati ovunque, dai bar ai cortili, passando per le tavole imbandite nei giorni delle festività come il Natale.
Il gioco in Campania non si limita al mero passatempo ma è un vero e proprio atto culturale, una maniera per tener viva l'identità e i valori del luogo. Vediamo allora quali sono i cinque giochi principali della tradizione ludica campana.
La Tombola è il gioco principe delle festività natalizie in Campania, praticamente un simbolo. Nato come alternativa al gioco del lotto, si è tramutato negli anni in un fenomeno culturale legato alla Smorfia napoletana, dove ogni numero possiede un significato preciso e divertente, con riferimenti a sogni, superstizioni e scene di vita quotidiana. La Tombola è un rituale che unisce le famiglie e gli amici. Un giocatore estrae dei numeri da 1 a 90 e gli altri li segnano sulle proprie cartelle da 15 numeri. I premi vanno dall’ambo alla tombola, che si fa quando si completano tutti i numeri della cartella La tombola resiste al passare del tempo e ha saputo reinventarsi grazie alle versioni online. Sono sempre di più persone che riscoprono il fascino di questo gioco anche attraverso la sua variante americana: il bingo nella modalità digitale, ormai diffusissimo anche in Italia. Popolare già da diversi decenni.
Altro simbolo più noto della cultura campana in termini di giochi sono le carte napoletane, le 40 carte suddivise in quattro semi (coppe, denari, bastoni e spade), A tal proposito le origini dei semi delle carte napoletane sono molto interessanti Con queste carte sono stati inventati innumerevoli e spassosi giochi che intrattengono amici e familiari nei pomeriggi a casa e non solo. Le carte rappresentano non solo lo strumento di gioco ma dei veri e propri veicoli di tradizione orale e di abilità strategiche.
Tra i giochi più amati troviamo la Scopa, dove si cerca di "pulire" il tavolo raccogliendo le carte in base a valori uguali o a somme corrispondenti. C’è poi Sette e Mezzo che è il principale gioco natalizio con le carte, in cui bisogna avvicinarsi il più possibile a 7,5 punti senza andare oltre (simile al blackjack). Senza dimenticare il Tressette, gioco di strategia che si fa a coppie e richiede memoria, astuzia e intesa con il compagno di squadra.
Le carte napoletane sono le protagoniste di veri e propri tornei che si giocano tra gli anziani che si riuniscono nel tardo pomeriggio o la sera e non muoiono davvero mai.
Tra i giochi campani troviamo poi carruocciolo. Era un rudimentale veicolo costruito con legno, cuscinetti e pezzi di fortuna, spesso ricavati da vecchie carrozzine, sedie rotte o bancali. I bambini degli anni ’50 e ’60 si cimentavano in vere e proprie corse improvvisate giù per le strade in discesa, sfidandosi a colpi di velocità e destrezza. Oggi il carruocciolo è perlopiù un ricordo romantico, che viene però riportato in vita in alcune rievocazioni storiche o feste popolari con gare e dimostrazioni. Un pezzo di storia ludica campana che continua a far brillare gli occhi di chi l’ha vissuto e viene considerato l’antenato dello skateboard.
Pallamaglio è il meno conosciuto rispetto ai giochi sopra citati, soprattutto dai più giovani, ma in passato lo si praticava con frequenza nelle piazze campane. Il nome deriva dalla combinazione di "palla" e "maglio", ovvero la mazza, e lo scopo era quello di colpire una palla di legno con una mazza per farla attraversare un percorso prestabilito, composto da archi o cerchi di ferro infissi nel terreno. Il gioco è considerato il precursore del golf e servivano sia strategia che forza fisica, si giocava in coppia su percorsi improvvisati.
Infine, tra i giochi più antichi e iconici della Campania menzioniamo lo strummolo. Il gioco consiste in una trottola in legno da far girare con l’aiuto di una cordicella ed erano tantissimi i bambini che imparavano a lanciare lo strummolo, con l’obiettivo di farlo girare per più tempo possibile. Questa attività è passata attraverso le generazioni e qualche anno era tornata di moda fra i bambini sotto versioni leggermente differenti come ad esempio i beyblade. Anche lo strummolo è un esempio di come in passato ci si potesse divertire con oggetti semplici, che acquisivano grande significato.
Il tecnico delle vespe si congratula con la squadra di Conte e commenta la vigilia della semifinale play-off di ritorno. «A Cremona partita difficile, dobbiamo fare 98 minuti con il casco in testa, senza abbassare i ritmi. Fortini? Non condivido il suo post sui social»