È detenuto in un carcere parigino. Disteso su un lettino del centro clinico del penitenziario francese, in attesa che dall’Italia arrivino segnali di speranza su un suo ritorno a casa, di un’immediata applicazione degli arresti domiciliari. Francesco Patriarca, ex sottosegretario alla Marina mercantile della Democrazia cristiana, è stato arrestato in Francia. Settantacinque anni, Patriarca è stato fermato dalla «gendarmerie» all’uscita dall’ospedale parigino, dove nelle settimane scorse era stato sottoposto a un doppio intervento al cuore. Gli è stato notificato un fermo di polizia per una condanna diventata definitiva in Cassazione lo scorso 13 giugno. L’ex viceministro Dc era stato condannato alla pena di nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. I gendarmi francesi hanno eseguito un mandato di arresto europeo emesso dalla Procura di Napoli. Patriarca era stato sottoposto a un intervento di pacemaker e a tre angioplastiche. Una volta lasciato l’ospedale - si apprende dai familiari - si sarebbe recato a Napoli, dove a causa delle sue precarie condizioni di salute si sarebbe ricoverato in una clinica specialistica. I suoi spostamenti - secondo quanto affermato dai suoi congiunti - erano noti alle autorità italiane, venivano sistematicamente segnalate alle istituzioni giudiziarie competenti. Ora diventa vibrante l’appello dei parenti, della figlia in particolare: «Rischia di morire in carcere, le sue condizioni sono disperate. Bisogna fare presto». Patriarca è infatti in attesa di un altro intervento ai reni.
Originario di Gragnano, per molti anni parlamentare della Dc alla Camera e al Senato, e considerato politicamente vicino ad Antonio Gava, Patriarca è stato sottosegretario alla Marina Mercantile negli anni Ottanta. Interviene il professor Enzo Maiello, suo avvocato di fiducia: «Posso confermare che le sue condizioni sono disastrose. Siamo molto preoccupati, anche per la lunghezza e la farraginosità delle procedure estradizionali. In questa vicenda non può trovare applicazione l’arresto europeo, che in Francia è in vigore dal 96, dal momento che i fatti per i quali Patriarca è stato condannato risalgono a prima del 1989». L’avvocato Maiello ha già depositato un’istanza al Tribunale di Sorveglianza di Napoli, sostenendo l’incompatibilità delle sue condizioni di salute con il regime carcerario. E aggiunge: «La lunghezza di tempi estradizionali non sono superabili e sono di ostacolo all’esame del giudice competente. Ci auguriamo che possa rimediare a questa impasse che rischia di prefigurare esiti che nessuno di noi si augura, per una vicenda già triste e drammatica, che continuiamo a ritenere ingiusta». Patriarca è l’unico politico dell’inchiesta sulle presunte collusioni tra camorra e Dc ad essere stato condannato in via definitiva. Gli altri imputati sono stati assolti o sono ancora in attesa dell’ultimo giudizio: assolto due anni fa il principale imputato Antonio Gava, assolto anche Raffaele Mastrantuono, e sin dal primo grado Raffaele Russo. Rinviato invece dalla Cassazione in Corte d’assise d’appello Vincenzo Meo.