Tra i tanti temi che accompagnano Castellammare di Stabia verso la campagna elettorale regionale, quello delle Terme è tornato in primo piano. A rilanciarlo, nel suo intervento in consiglio comunale, è stato il sindaco Luigi Vicinanza, che ha riportato l’attenzione su quello che resta il simbolo più evidente del rapporto tra identità e sviluppo della città.
Le Terme, chiuse da anni, sono oggi il punto più fragile ma anche più promettente del dibattito stabiese. Un luogo sospeso tra memoria e possibilità, dove la città misura la distanza tra le ambizioni dichiarate e i risultati ancora da raggiungere. Negli ultimi anni, nonostante studi e progetti preliminari, la mancanza di un modello gestionale chiaro ha congelato ogni tentativo di rilancio.
Oggi la sfida non è solo quella di riaprire un sito storico, ma di definirne la funzione. Le Terme possono tornare a essere un polo di benessere e salute, un centro di turismo, un laboratorio integrato di ricerca e ospitalità. Ma per farlo serve una visione industriale, capace di attrarre investimenti e creare un equilibrio tra pubblico e privato, dove il Comune mantenga il ruolo di regia e garanzia di interesse collettivo.
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Castellammare possiede risorse uniche: le acque curative, il clima, la posizione geografica e una tradizione termale che per decenni ha fatto della città un riferimento nazionale. Eppure, senza un piano strategico, queste potenzialità restano inespresse. Le Terme, come ricordano molti osservatori, non possono essere trattate come un capitolo a sé: devono integrarsi in un disegno più ampio che unisca turismo, sanità, cultura e riqualificazione urbana.
L’amministrazione ha annunciato di aver riavviato il percorso, ma al momento non ci sono percorsi definiti. Il sostegno della Regione Campania sarà determinante per definire le linee di intervento e le risorse necessarie.
Il tema, inevitabilmente, si carica anche di valore politico. A poche settimane dalle regionali, il destino delle Terme diventa il metro con cui misurare la capacità di programmazione del governo cittadino e, più in generale, del sistema istituzionale campano.
Perché Castellammare può cambiare volto solo se quel patrimonio oggi silenzioso tornerà a essere motore di vita e di economia. Ma per riuscirci non basteranno annunci: serviranno progetti, governance e soprattutto decisioni.