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Castellammare - Ruotolo lascia il Consiglio comunale: una scelta di rottura che interroga la città

Al suo posto in Consiglio comunale subentra Valeria Longobardi, prima dei non eletti nella lista del PD alle amministrative del 2024.


Le dimissioni di Sandro Ruotolo da consigliere comunale di Castellammare di Stabia non sono un atto formale né un gesto improvviso. Sono, piuttosto, l’esito politico di una frattura profonda tra un’idea rigorosa delle istituzioni e una realtà amministrativa che, secondo lo stesso Ruotolo, non è stata all’altezza della sfida più delicata: quella della legalità e del contrasto alla camorra.

Ruotolo ha scelto di lasciare l’Aula dopo aver votato a favore del bilancio, rivendicando un “senso di responsabilità” verso la città e la necessità di garantire continuità amministrativa e servizi essenziali. Un passaggio che chiarisce subito il perimetro della sua decisione: nessuna fuga, nessuna destabilizzazione, ma la volontà di non aggiungere incertezza a una comunità già segnata da anni difficili. Eppure, proprio dopo quel voto, la distanza con l’amministrazione si è fatta insanabile.

Nel mirino dell’ex consigliere, giornalista e storico simbolo dell’impegno antimafia, c’è il giudizio severo sull’azione politica complessiva: «Questa amministrazione non è stata un argine alla camorra». Una frase che pesa come un atto d’accusa e che si inserisce in un contesto tutt’altro che neutro. Castellammare arriva da uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche e da un lungo commissariamento: le elezioni amministrative avrebbero dovuto rappresentare una discontinuità netta, il ritorno pieno alla democrazia e a una politica capace di ricostruire fiducia.

Ruotolo era entrato in Consiglio come capolista del Partito Democratico con un mandato chiaro: essere un presidio politico e civile nella battaglia per la legalità. In questi mesi ha lavorato, anche insieme all’Università Federico II di Napoli, alla costruzione dell’Osservatorio sulla camorra stabiese, un progetto di analisi delle dinamiche elettorali e territoriali, soprattutto nei quartieri più esposti al rischio criminale. Da quel lavoro – rivendicato come serio e documentato – sono emerse criticità legate al voto e al coinvolgimento di esponenti della maggioranza, mentre cresceva l’attenzione della magistratura antimafia e della Prefettura sull’azione del Comune.

Il punto di non ritorno, nella ricostruzione di Ruotolo, è rappresentato dall’emersione di collegamenti tra esponenti del Consiglio comun

ale e la criminalità organizzata: rapporti di parentela, intercettazioni telefoniche, contatti con figure apicali dei clan. In questo quadro, la permanenza in Aula perde di senso. «Ritengo di aver esaurito la funzione per la quale sono stato eletto», scrive, rivendicando una scelta di coerenza personale e politica.

Non manca, nella sua lettera, una polemica diretta con il sindaco Vicinanza, che aveva affermato come eventuali dimissioni avrebbero favorito la camorra. Ruotolo ribalta l’argomento: la camorra, sostiene, prospera dove la politica è debole, nel proliferare di liste civiche dell’ultimo minuto, trasformate in comitati elettorali del “partito degli eletti”. Anche l’ipotesi estrema di un nuovo scioglimento per infiltrazioni, secondo lui, non sarebbe la fine, ma l’occasione per ricostruire un rapporto sano e credibile tra istituzioni e cittadini.

Al suo posto in Consiglio comunale subentra Valeria Longobardi, prima dei non eletti nella lista del PD alle amministrative del 2024. Un passaggio che garantisce la continuità numerica della rappresentanza democratica, ma che non colma il vuoto politico e simbolico lasciato da Ruotolo.

Su questo punto interviene Tonino Scala, segretario regionale di Sinistra Italiana, con parole che vanno oltre la cronaca amministrativa: «Le dimissioni di Sandro Ruotolo non sono un semplice passaggio. Sono una ferita simbolica, silenziosa ma profonda. E sì, sono una sconfitta. Per tutti». Secondo Scala, con Ruotolo esce di scena un’idea alta della rappresentanza, quella che non cerca consenso facile ma ha il coraggio delle verità scomode. «Quando una figura come Ruotolo lascia, non vince nessuno. Non vincono le istituzioni, non vince la città, non vince la politica». Castellammare, aggiunge, aveva bisogno di quella vigilanza ostinata e di quella passione civile che non chiede applausi. Dimissioni che non chiudono una pagina, ma la lasciano aperta, chiamando tutti a una riflessione senza alibi.

La scelta di Ruotolo, in definitiva, segna un punto di svolta. Non tanto – o non solo – per gli equilibri del Consiglio comunale, quanto per il messaggio che lancia: la lotta alla camorra non ammette ambiguità né compromessi. Resta da capire se e come la politica locale saprà raccogliere questa sfida, trasformando una rottura dolorosa in un’occasione di verità e di cambiamento per Castellammare di Stabia.

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mercoledì 31 dicembre 2025 - 09:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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