Il bacino di costruzione non è nei programmi delle istituzioni. Il cantiere navale di Castellammare di Stabia si appresta a diventare un polo per la costruzione di traghetti con la possibile integrazione di ulteriori commesse relative a navi militari. La linea indicata un mese e mezzo fa dal presidente dell'Autorità Portuale Pietro Spirito trova riscontro anche nell'incontro avvenuto il 23 novembre a Roma tra il governatore regionale Vincenzo De Luca, il ministro per il Mezzogiorno Claudio De Vincenti e l'amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, che hanno discusso proprio in merito all'opportunità di rendere il cantiere stabiese una hub di traghetti e garantire stabilità lavorativa per almeno 10 anni agli operai. Una soluzione che, tuttavia, non è mai stata particolarmente gradita dai sindacalisti della RSU Fincantieri, convinti che il bacino di costruzione rappresenti l'unica vera ancora di salvezza per un cantiere che rischia di diventare di supporto agli altri stabilimenti presenti in Italia. Il momento d'oro di Fincantieri, capace di raggiungere il top in Europa con l'acquisizione di Stx France, rappresenta un valido motivo per puntare almeno ad un ammodernamento strutturale di un cantiere in cui la produttività notevole delle maestranze va a sbattere contro la vetustà di uno stabilimento obsoleto. Ma intanto Spirito ha lasciato già intendere che, dopo l'investimento da 400 milioni di euro per un bacino di attracco a Gioia Tauro, non ci sarebbero i presupposti per un discorso similare sul cantiere di Castellammare di Stabia, i cui dipendenti sono rientrati nel ciclo produttivo a pieno regime soltanto all'inizio del 2017 dopo anni d
i cassa integrazione. Da qui la decisione di individuare nei traghetti il destino a breve e medio termine di uno stabilimento i cui lavoratori sono spesso costretti ad emigrare per dare supporto ad altri cantieri. Le maestranze stabiesi, dunque, diventano preziose per i cantieri strategici di un'azienda che, a fronte della difficoltà nel trovare risorse per il bacino di costruzione, ha ormai virato altrove, puntando di recente anche su Ancona, il cui cantiere potrebbe presto essere esteso verso il mare di 100 metri con un piano da circa mille assunzioni. L'amministrazione comunale, intanto, si è limitata ad approvare un documento in conferenza capigruppo da portare in Regione, ma l'incontro in commissione attività produttive è saltato, rendendo vano per ora anche questo tentativo. Non si intravede, tra l'altro, la volontà di convocare un consiglio comunale con tutte le parti in causa (Regione, vertici Fincantieri, Autorità Portuale, RSU), per discutere in merito alle eventuali soluzioni e porre ognuno dinanzi alla propria responsabilità. E allora in questo quadro la soluzione per Castellammare potrebbe provenire ancora dal mare. La conversione del porto nella stazione crocieristica di Pompei, d'altra parte, cambierebbe le prospettive turistiche ed economiche di una città che andrebbe ad accogliere un numero notevole di presenze sul territorio, una trasformazione che dovrebbe però essere accompagnata da un perfezionamento dell'accoglienza e da un salto di qualità socio-culturale che, a dispetto delle opportunità economiche derivanti dalle Zes e dal Grande Progetto Pompei, rappresentano la vera sfida per Castellammare di Stabia.