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Viaggio nel Napoli Club Alessandria. Dal cuore di Napoli al Monferrato: la passione azzurra che unisce Alessandria

Il presidente Gaetano La Marca: «Il nostro obiettivo è unire i tifosi e far conoscere Napoli, anche attraverso eventi culturali e sociali»

di Giovanni Minieri


Il Napoli non è soltanto una squadra di calcio: è identità, appartenenza, passione. E quando questa passione si sposta lontano dal Golfo, diventa ancora più forte, perché non è soltanto tifo ma anche memoria, radici, senso di comunità. Così, ad Alessandria, nel cuore del Piemonte, ha preso forma un presidio azzurro che oggi è un punto di riferimento per tanti tifosi: il Club Napoli Alessandria, guidato con energia e dedizione da Gaetano La Marca.

Il valore del tifo a distanza è ineguagliabile. Non si tratta soltanto di seguire una squadra, ma di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Ad Alessandria ogni coro, bandiera e sciarpa azzurra, racconta una storia di identità che resiste al tempo e alla distanza.

Gaetano La Marca lo sa bene. Per lui, il club è più di una passione: è una missione. Non significa soltanto coordinare trasferte e serate di tifo, ma anche dare un’anima a un gruppo di persone che hanno bisogno di riconoscersi e di ritrovarsi. Accanto al calcio, trovano spazio anche iniziative culturali, momenti conviviali, attività che tengono vivo il legame con Napoli in tutte le sue forme.

Lontano centinaia di chilometri dal Maradona, il club diventa quindi una seconda casa. Guardare le partite insieme non è solo questione di sport: è ricreare per qualche ora l’atmosfera dell’impianto di Fuorigrotta, sentirsi di nuovo parte di quella città che resta nel cuore, anche quando non la si vive quotidianamente.

Quando nasce il Club Napoli di Alessandria, e qual è stata la scintilla che ti ha portato a guidare questa realtà?

“Il Club Napoli di Alessandria nasce nel 2023, sull’onda dell’entusiasmo per il terzo scudetto azzurro. All’inizio era solo un gruppo virtuale, formato da pochi tifosi sparsi sul territorio, che condividevano la passione per la squadra senza ancora un luogo di ritrovo fisico. Con il tempo la comunità è cresciuta, anno dopo anno, fino a sentire il bisogno di fare un passo ulteriore. Non avendo una sede, eravamo costretti a seguire le partite nei bar o nei circoli, senza uno spazio che potessimo chiamare nostro. A un certo punto ci siamo detti: basta, è arrivato il momento di creare la nostra casa. Così, grazie anche al sostegno di uno sponsor, da metà agosto è stato avviato il progetto di una sede ufficiale: un punto di riferimento stabile per i tifosi napoletani in città, che finalmente potranno vivere insieme ogni partita e condividere la propria passione. Si tratta della pizzeria napoletana 081, che ha portato un’autentica atmosfera partenopea nel cuore di Alessandria, grazie ai murales, alle maglie appese alle pareti, e all’ambiente tipicamente napoletano che si respira al suo interno. Un luogo che sta cercando di ricreare un pezzo di Napoli, e che insieme a noi darà vita a tante belle iniziative”.

Raccontaci cosa rappresenta il logo, simbolo di orgoglio e appartenenza.

“Abbiamo voluto dare un’identità precisa al Club Napoli Alessandria, unendo la realtà che ci ospita con le nostre radici. Il simbolo scelto racconta proprio questo legame. Da un lato la scritta Club Napoli Alessandria, a rappresentare l’appartenenza al territorio piemontese. Dall’altro i tratti inconfondibili del Vesuvio, il Golfo di Napoli e soprattutto l’amato prefisso 081, marchio di riconoscimento che distingue i napoletani in tutto il mondo. Un segno grafico che diventa ponte ideale tra nord e sud, unendo l’identità alessandrina con la memoria e il cuore rivolti alla città partenopea”.

Quanti soci conta il club e quali sono le vostre attività principali?

“Il nucleo originario del club era composto da una ventina di soci fondatori. Con il passare del tempo il gruppo si è allargato, toccando quota ottanta iscritti, per poi assestarsi attorno alle cinquanta-sessanta presenze effettive. Un numero solido, fatto di persone pronte a seguirci e sostenere le attività del Club. Accanto alla passione sportiva, infatti, c’è la volontà di guardare anche al sociale. Il nostro obiettivo non è solo vedere le partite insieme, ma anche creare momenti di aggregazione, facendo conoscere Napoli e la nostra cultura. Il primo grande evento è già in programma: il 5 ottobre in piazza Santo Stefano, grazie alla collaborazione con la pizzeria 081, sarà allestito un maxischermo per guardare la partita tra Napoli e Genoa. Sarà un’occasione non solo per i tifosi, ma anche per tutta la cittadinanza, per vivere insieme una partita e, al tempo stesso, un momento di socialità. Pian piano vogliamo costruire un calendario di eventi che valorizzino le bellezze di Napoli, la sua cultura e le sue tradizioni. Un percorso che sarà possibile grazie al contributo dei nostri soci e all’entusiasmo che ci accompagna sin dall’inizio”.

Cosa significa tifare Napoli lontano dal Maradona, in un contesto dove prevalgono altre tifoserie?

“Tifare Napoli lontano da casa è dura, perché vedi i nostri tifosi al Maradona a sostenere la squadra, mentre noi siamo qui, lontani, sperando che almeno un po’ della nostra energia arrivi fin lì. Seguire le partite ad Alessandria ha significato, per anni, ritrovarsi in bar e circoli, spesso condividendo gli spazi con altre tifoserie. Ci sono stati momenti belli, con sfottò genuini e un clima di socialità, ma anche episodi meno piacevoli, perché non tutti hanno voglia di convivere con un tifo avversario. In certi frangenti ci siamo sentiti davvero “in terra straniera”. Il periodo più difficile è stato quello della stagione chiusa al decimo posto, vissuta tra delusione sportiva e scherni ricevuti dagli avversari. Abbiamo dovuto ingoiare tanto, forse troppo. Ma l’anno dopo ci siamo rifatti, e con gli interessi”.

Come siete soliti organizzarvi per seguire le gare del nostro Napoli sugli spalti?

“I viaggi al seguito della squadra sono stati inizialmente sporadici, con piccoli gruppi diretti a Genova, Torino o Milano. Con la crescita del club, però, si è ampliata anche la partecipazione. Oggi ci sono persone che seguono quasi tutte le trasferte nel Nord Italia, e siamo soliti organizzarci tramite WhatsApp, con sondaggi ed eventi. Se siamo in tanti affittiamo un pullman, altrimenti usiamo minivan o macchine, ma nessuno viene mai lasciato da solo. Non mancano, però, le difficoltà legate ai divieti di trasferta. Siamo infatti vicini ai nostri amici del Club Napoli Milano Azzurra, perché il caso di San Siro, sponda rossonera, brucia ancora tanto. Eravamo in tanti, già pronti a partire, ma ci è stato impedito di entrare allo stadio. È frustrante, perché ci sentiamo sempre trattati come i peggiori colpevoli, mentre altrove accadono episodi ben più gravi senza conseguenze. Basti pensare al derby di Roma, o agli scontri che han visto protagonisti i tifosi giallorossi in quel di Nizza. Scene terribili che a Napoli non si sono mai viste. Due pesi e due misure che lasciano l’amaro in bocca, perché noi andiamo in trasferta solo per sostenere la squadra, non per fare la guerra. Vogliamo portare i nostri striscioni e la nostra voce sugli spalti, nel rispetto delle città che ci ospitano. Eppure i divieti continuano a colpire soprattutto noi. Se certi episodi fossero successi a Napoli, sarebbero stati amplificati mediaticamente in modo assordante. Invece, quando succedono altrove, tutto scivola via quasi sotto silenzio”.

C’è una partita o un ric

ordo che consideri il più emozionante vissuto insieme al club?

“Tra i momenti più belli vissuti dal nostro Club, c’è senza dubbio la vittoria per 1-0 sul campo della Juventus nella stagione del Terzo scudetto. Eravamo ancora in pochi, ma quella vittoria firmata Jack Raspadori sui bianconeri è stata indimenticabile. Eravamo una decina, riuniti con amici juventini: loro ammutoliti, noi in festa. Abbiamo urlato e gioito, con gli inevitabili sfottò di rito tra tifosi di diverse fazioni. È stata una sensazione unica. In una città come Alessandria, dove i sostenitori bianconeri sono davvero tantissimi, quel successo ha avuto un sapore ancora più speciale. Anche al lavoro potevamo camminare a testa alta, perché tutti sapevano il motivo del nostro orgoglio. Per noi quella partita a Torino non fu solo una vittoria: fu la certezza, simbolica, che lo Scudetto non sarebbe più sfuggito”.

Come avete festeggiato l’ultimo Scudetto, e qual è il rapporto con la città di Alessandria?

“Il terzo scudetto è stato festeggiato ad Alessandria in due momenti distinti, entrambi indimenticabili per i tifosi azzurri. La prima volta fu il giorno della partita con l’Udinese: ci siamo ritrovati nella piazza principale della città, insieme a tante persone che non conoscevamo. Quella sera è nato davvero il nostro gruppo: creammo la chat WhatsApp e cominciammo a gettare le basi del Club Napoli Alessandria. Da lì nacque anche l’idea di riorganizzarci per una nuova festa, sempre nel rispetto delle regole. Abbiamo contattato le autorità, spiegato le nostre iniziative, e ottenuto le autorizzazioni necessarie. Tutto si è svolto in serenità. Non sono mancati, però, i contrasti con una parte della cittadinanza. Alessandria è diversa da Napoli: qui la gente è più riservata, meno incline alle feste in piazza. Qualcuno ci ha detto: “Sembra di essere diventati provincia di Napoli, con questi festeggiamenti in casa nostra”. Parole che fanno male, ma abbiamo sempre risposto con educazione, dimostrando che non volevamo disturbare nessuno. Un atteggiamento che ha permesso di evitare tensioni e di guadagnare rispetto. Abbiamo sempre cercato di dare l’esempio. Dopo la festa abbiamo ripulito la piazza, raccogliendo cartoni e rifiuti, lasciando il luogo esattamente come ci era stato consegnato. È il nostro modo di farci conoscere e di mostrare che la passione per il Napoli sa convivere con il rispetto per la città che ci ospita”.

Come giudichi la partenza del Napoli di quest’anno, e quali i “nuovi” calciatori che ti hanno impressionato di più?

“L’avvio di stagione del Napoli, secondo me, è stato in linea con le aspettative. Sulla carta dovevamo dominare certe partite, come quella col Pisa, ma va bene anche vincere 3-2: l’importante è portare i tre punti a casa. Anche perché il calendario quest’anno è particolarmente impegnativo: tra campionato e Champions, con questa nuova formula ogni gara è una finale. Serve testa, mentalità e abitudine a reggere una pressione continua. C’è delusione per gli infortuni di Buongiorno, un talento difensivo importante ma ancora troppo fragile fisicamente. Per quanto riguarda i nuovi arrivi, in attacco Højlund ha impressionato subito, dimostrando qualità che forse Lucca non è ancora riuscito a esprimere. In molti si aspettavano di più da lui, anche per via del costo del cartellino. Speriamo che il gol col Pisa possa essere l’inizio della sua esplosione. D’altra parte, giocare a Napoli non è come giocare a Udine: qui i tifosi pretendono il triplo, soprattutto dopo due scudetti negli ultimi tre anni. La pressione è enorme, e non tutti riescono a reggerla. Højlund, avendo già esperienza al Manchester United, è più abituato a certi palcoscenici. Lucca invece paga di più gli errori: a Napoli non ti concedono di steccare troppe partite In prospettiva, vedo la concorrenza in attacco come un’opportunità. Quando tornerà Lukaku, ci sarà una competizione a tre che potrà fare solo bene, soprattutto a Lucca, che deve crescere imparando a convivere con pressione e rivali di alto livello”.

Domenica sera primo big-match a San Siro contro il Milan. Che partita ti aspetti?

La partita tra Napoli e Milan arriva a fine settembre, per cui sarà importante, ma non decisiva. Un risultato positivo darebbe, però, già un segnale forte al campionato. Il Milan di Allegri è avversario ovviamente ostico: lui è un maestro del “corto muso”, e punta a portare a casa il risultato, anche di misura e senza un gioco spettacolare. Sarà dura, ma il Napoli ha dalla sua giocatori di qualità, e un allenatore che non ha nulla da invidiare a nessuno: se la partita viene impostata bene, possiamo giocarcela alla grande. Un risultato importante sul campo di una “big” può accrescere l’autostima, e riscattare il ko contro il Manchester City che ha lasciato tanto amaro in bocca. Quel giorno gli inglesi sono stati mostruosi, va detto. Ma in 11 contro 11 non sarebbe finita così: la partita era stata impostata bene, difendevamo con ordine, e credo che lo 0-0 o addirittura un nostro vantaggio sarebbero stati alla portata. L’espulsione di Di Lorenzo ha cambiato la partita, e contro rivali così forti non puoi permetterti nessuna ingenuità”

In che modo il Club Napoli Alessandria partecipa alla vita della città?

“Il club non è soltanto passione calcistica, ma si propone di radicarsi sul territorio, costruire relazioni e restituire qualcosa alla comunità. Stiamo organizzando eventi non solo per noi, ma anche con finalità sociali. Come ad esempio, serate in pizzeria in cui una parte dell’incasso viene devoluta in beneficenza. Accanto alla solidarietà, non mancano i momenti di aggregazione sportiva, come tornei di calcio e padel aperti a tutti: soci e non. D’altra parte non vogliamo restare chiusi nel nostro gruppo: chiunque voglia partecipare è benvenuto. Sono occasioni per conoscersi meglio e farci conoscere in città. Per ora queste iniziative si svolgono in modo informale, ma con l’inaugurazione ufficiale del club, prevista per ottobre, l’obiettivo è dargli maggiore struttura e risonanza. Una volta partiti a pieno regime, saremo ancora più presenti, sia nello sport che nel sociale”.

Quali sono i posti più belli della città di Alessandria, che consigli di visitare ai napoletani che vorranno visitare la città?

“Qui in città e in provincia ci sono tante cose da vedere. Ad Alessandria c’è la Cittadella, un tempo base militare, che conserva ancora oggi il fascino della sua storia. Non si può perdere il ponte Meier, simbolo architettonico moderno che attraversa il Tanaro, così come tutti i castelli disseminati nella provincia. Poi ci sono luoghi particolari come Acqui Terme, con la fontana di acqua calda nel cuore del centro storico, meta di curiosi e turisti. Ma la vera anima di questo territorio sono i vigneti del Monferrato, che ogni anno richiamano appassionati e turisti. Ad esempio, a Casale Monferrato, si è svolta Golosaria: nel castello medievale, per un ticket d’ingresso, potevi degustare i vini dei produttori locali, bicchiere alla mano. In questa zona c’è un turismo più selettivo, legato a passioni precise come il vino o i paesaggi collinari. Non a tutti può piacere, ma chi apprezza resta incantato”.


sabato 27 settembre 2025 - 10:34 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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