Napoli con il vento in poppa, Genoa in cerca di svolta. Alla vigilia della sfida del “Maradona”, che vedrà gli azzurri affrontare il Grifone, il momento delle due squadre racconta storie opposte. Il Napoli arriva dalla spinta emotiva del primo trionfo europeo stagionale, conquistato in Champions contro lo Sporting Lisbona, e vuole prolungare la propria serie positiva anche in campionato, dove la vetta è da difendere dagli assalti di Roma e Milan. Dall’altra parte ci sarà il Genoa dell’ex Ostigard, chiamato a invertire la rotta dopo un avvio in salita: cinque giornate, appena due punti e nessuna vittoria all’attivo. Un banco di prova delicato, quindi, tra una squadra che sogna di restare in alto e un’altra che cerca ossigeno in classifica. Per analizzare al meglio le insidie della sfida e lo stato d’animo del mondo rossoblù, abbiamo ascoltato Franco Avanzini, direttore di GenoaNews1893.it, voce autorevole e profonda conoscitrice delle dinamiche del Grifone.
Partiamo dall’inizio: com’è uscito il Genoa dalla sessione estiva di mercato, e che voto daresti alla dirigenza?
“Il Genoa è uscito, direi non rafforzato, ma sicuramente ha cambiato volto. Sono arrivati giocatori di esperienza, come Nicolae Stanciu, ma anche giovani promesse con buone prospettive. Su tutti spicca il nome di Albert Grønbæk, mentre l’etichetta di “crack” la porta con sé Valentin Carboni, considerato uno dei talenti più interessanti del calcio argentino. Non a caso l’Inter lo ha ceduto solo in prestito gratuito, arrivando addirittura a riconoscere un milione di euro in caso raggiungesse un certo numero di presenze. È un giocatore molto valido e interessante, a cui tutti preannunciano un grande futuro. È nel giro della nazionale argentina, quindi parliamo di un elemento importante.
Sul fronte delle uscite, la dirigenza ha dimostrato capacità nel far cassa. Il caso più eclatante è quello di Honest Ahanor, ceduto all’Atalanta per circa 20-25 milioni, bonus compresi. Parliamo di un giovane che aveva fatto appena un paio di presenze, ricordato soprattutto per l’episodio a Napoli in cui costrinse Meret all’autorete. Insomma, una cessione molto redditizia, pur trattandosi di un talento ancora tutto da scoprire. La perdita più pesante resta però quella di Koni De Winter, approdato al Milan. Un addio importante, anche se non sempre impeccabile: un paio di errori a partita li commetteva, ed è questo il motivo per il quale molti tifosi avrebbero preferito perdere lui piuttosto che Frendrup.
Altri addii hanno riguardato il reparto arretrato. Matteo Bani ha scelto Palermo. Avanti con gli anni e spesso condizionato da problemi fisici, a Genova avrebbero anche offerto un prolungamento di contratto, ma Bani ha preferito una nuova avventura in Serie B, con condizioni a lui più favorevoli per lui. Tra le uscite silenziose, ma significative, c’è anche l’addio al calcio di Milan Badelj. Era il regista del Genoa, ed ha deciso di chiuso la carriera tornando nella sua Croazia, dopo aver vestito le maglie di Fiorentina, Lazio e, negli ultimi anni, Genoa. È una perdita che si sentirà.
Una nota positiva arriva dalla permanenza di Morten Frendrup, dato in partenza ma rimasto in rossoblù. Al netto di tutte queste analisi, alla dirigenza darei un 6: il club ha venduto bene, ma resta il dubbio se davvero si sia rafforzato. Tanti volti nuovi, ma al momento il salto di qualità non c’è stato”.
Un avvio di stagione al di sotto delle aspettative: 2 punti in 5 gare con la piccola attenuante di aver affrontato Bologna, Juve e Lazio. Il tifo finora è stato esemplare, ma che ambiente si respira nello spogliatoio?
“Nonostante lo 0-3 con la Lazio e una classifica deficitaria, l’ambiente a Genova resta assolutamente positivo. Lo dimostra la reazione del pubblico: a fine partita, nonostante il pesante ko, i giocatori sono stati acclamati. Il Genoa riparte dunque dai suoi tifosi, una spinta che può davvero fare la differenza.
Tuttavia, al di là dei numeri, bisogna leggere la classifica con attenzione. L’unica gara davvero negativa è stata quella con la Lazio, nella quale la squadra non è praticamente mai entrata in partita ed è stata dominata per novanta minuti. Tutte le altre meritano valutazioni differenti. Con il Lecce il pareggio è apparso giusto, frutto di una partita equilibrata e di qualche occasione non sfruttata. Con la Juventus, invece, pesa il legno colpito da Masini nel finale: quella traversa all’ultimo minuto avrebbe potuto valere un punto prezioso e cambiare la percezione del cammino rossoblù.
Il discorso si ripete contro il Bologna, dove il rigore assegnato al 98’ resta motivo di forti polemiche. Un episodio che, confrontato con altre decisioni arbitrali nel corso del campionato, lascia più di un dubbio. Con due punti in più raccolti tra Bologna e Juventus, il Genoa avrebbe oggi un bottino diverso, più vicino alla realtà delle sue prestazioni.
Il pareggio conquistato a Como è un altro segnale da non sottovalutare. La squadra di Fabregas, costruita con investimenti pesanti per puntare all’Europa, ha rischiato persino di perdere. I rossoblù hanno tenuto testa per novanta minuti e, con un attaccante più incisivo al posto di Vasquez, avrebbero potuto portare via i tre punti.
L’1-1 finale resta comunque un risultato di valore, soprattutto per la differenza di budget tra le due formazioni.
I tifosi hanno compreso il momento, scegliendo di restare vicini alla squadra. Non ci sono state critiche, ma applausi e sostegno anche dopo le sconfitte. La percezione comune è che soltanto la gara con la Lazio sia stata completamente sbagliata, mentre in tutte le altre il Genoa avrebbe potuto raccogliere qualcosa in più.
Ora lo sguardo si sposta sulla trasferta di Napoli, considerata proibitiva sulla carta, ma non del tutto chiusa. Negli ultimi due anni i rossoblù sono riusciti a strappare un pareggio al Maradona e ci proveranno ancora, spinti anche dalla voglia di riscatto dopo la pessima figura contro la Lazio e i punti sfumati a Bologna. Poi arriveranno tre partite più abbordabili, da cui sarà necessario fare punti per cambiare definitivamente la classifica e restituire un’immagine più fedele del valore di questa squadra”.
Solo 2 reti realizzate contro Como e Bologna, e peggior attacco del campionato insieme a Verona a Torino. Ci si aspettava qualcosa in più da Colombo, o è un problema di reparto?
“Da Colombo ci si aspettava di più. È evidente, però, che l’attaccante stia svolgendo un lavoro spesso oscuro, spendendosi in aiuto al centrocampo e talvolta persino alla difesa. Il problema, sottolineano in molti, non è soltanto suo. D’altra parte un centravanti può far poco se i palloni non arrivano in area di rigore: vive di rifornimenti, e se non viene servito a dovere, ovviamente non segnerà mai.
È una difficoltà che il Genoa si porta dietro già dalla scorsa stagione, quando lo stesso limite era emerso con Pinamonti. La squadra arriva fino alla trequarti, ma manca l’uomo capace di inventare l’ultimo passaggio. Questa è probabilmente la pecca principale del Genoa. I tifosi avrebbero voluto un attaccante più prolifico, qualcuno in grado di garantire gol e concretezza. Molti avrebbero rivisto volentieri Pinamonti, altri speravano in un colpo dal Nord Europa, dove spesso si scovano profili poco conosciuti ma di grande rendimento.
Gli esempi non mancano. Frendrup, oggi punto fermo, era un semisconosciuto nel giorno del suo arrivo a Genova. Gudmundsson arrivò dall’Islanda tra lo scetticismo generale, e lo stesso Piatek, quando fu preso dalla Polonia, era una scommessa trasformata in un boom da 13 gol in quattro mesi prima del passaggio al Milan. Ecco perché credo che ci sarebbero state occasioni per pescare nomi interessanti a prezzi accessibili, con prospettive positive per l’attacco.
Colombo resta al centro del progetto: su di lui c’è fiducia, ma nel calcio la pazienza non può essere infinita. I tifosi cominciano a rumoreggiare, e se non ci sarà un cambio di marcia quanto prima, rischia seriamente di finire in panchina”.
Domenica altra gara tosta al Maradona, dove l’anno scorso il Genoa stava rovinando il cammino del Napoli verso lo Scudetto. Che tipo di partita di aspetti, e dove si deciderà la gara?
“Per il Genoa sarà una partita di trincea, da affrontare con la massima concentrazione e limitando al minimo gli errori. L’attenzione dei tifosi è tutta rivolta a McTominay, che non segna da tempo e ed il timore è proprio che un suo gol possa arrivare proprio contro il Genoa.
La gara avrà inevitabilmente un copione chiaro: il Genoa costretto a difendersi e a ripartire in contropiede. Non ci sarà un atteggiamento completamente chiuso, perché chiudersi del tutto significherebbe quasi condannarsi, visto che il Napoli prima o poi il gol lo trova sempre. L’idea sarà quindi quella di contenere, ma senza rinunciare a qualche sortita offensiva.
La squadra di Vieira giocherà senza aver nulla da perdere. Ed è proprio questa leggerezza, a volte, a fare la differenza: quando una squadra gioca senza pressione, può sempre tirare fuori il coniglio dal cilindro”.
Grande ex Ostigard, campione d’Italia con Spalletti. 4 cartellini gialli in 4 gare: come sta giocando in rossoblù, e quanto c’è di vero nelle ultime indiscrezioni che vedono il centrale norvegese in dubbio per il posto da titolare?
“Il problema di Ostigard è l’inevitabile confronto con Dragusin. Il difensore rumeno era solito giocare praticamente tutte le partite senza mai incorrere in una squalifica, segno di grande pulizia negli interventi e capacità di lettura delle situazioni. Con Ostigard, invece, lo scenario è completamente diverso: quattro presenze e altrettanti cartellini gialli, un ritmo che non può non destare preoccupazione.
Il centrale norvegese appare infatti ancora troppo ruvido e istintivo nelle chiusure: caratteristiche che lo portano spesso a commettere falli evitabili. La sua voglia di tornare a Genova era evidente, ma al momento non sembra ancora al top della forma. Lo testimoniano gli interventi scomposti che gli sono costati ammonizioni in serie.
Il rischio, a questo punto, è che Ostigard finisca per saltare diverse gare non per problemi fisici, ma per squalifica. In quest’ottica potrebbe trovare spazio Marcandalli, considerato l’alter ego del difensore norvegese, pronto a subentrare per dare equilibrio e maggiore affidabilità al reparto arretrato”.