E' pericoloso e dal carcere può ancora gestire gli affari del clan. La Corte di Cassazione non fa sconti e respinge il ricorso presentato dalla difesa confermando il 41 bis fino al termine della condanna. Pasquale D'Alessandro, primogenito di Michele fondatore della cosca, resterà nella casa circondariale del centro Italia in un regime di massima sicurezza. I giudici non si fidano del boss di Scanzano, nonostante il comportamento impeccabile degli ultimi 16 anni. E' infatti rinchiuso dal 2003 ma nonostante ciò viene considerato una figura di primaria importanza nello scacchiere criminale stabiese. Alla base della motivazione della Cassazione ci sarebbero i legami che ha continuato ad avere con alcuni familiari che negli anni hanno avuto problemi con la giustizia. Niente sconto e nessuna agevolazione per il primo dei tre figli di Michele D'Alessandro, storico capo clan.
Il boss è sicuramente considerato fra le personalità più influenti della fami
glia. Ha gestito per anni gli affari di famiglia prima di passare la mano, dopo essere stato arrestato, ai fratelli Vincenzo D'Alessandro, al momento in libertà, e Luigi. Tutti hanno avuto un ruolo di primaria importanza nella cosca che continua a seminare il panico a Castellammare. Negli ultimi 15 anni sono stati loro, coordinati dalla mamma Teresa Martone (ai domiciliari dopo l'inchiesta Olimpo), a prendere le decisioni più importanti e ad ordinare anche i diversi omicidi.
Pasquale D'Alessandro, tuttavia, dovrà rinunciare alla possibilità di uscire dal regime di 41 bis e di scontare il resto della sua condanna in un carcere ordinario. Un cognome e un nome che a Castellammare ha ancora un'importanza sia all'interno che all'esterno degli ambienti criminali. Un rischio che la Cassazione non ha voluto correre, probabilmente anche alla luce delle ultime inchieste giudiziarie dove i riferimenti al primogenito dei D'Alessandro e a suo fratello Vincenzo sono numerosi.