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Zelensky: 'Gli Usa vogliono il ritiro dal Donbass, ma serve un referendum'

Il cancelliere Merz a Trump: 'Vieni a Berlino'. I 27 verso il blocco degli asset russi

di Matti Bernardo Bagnoli per Ansa


Il ping pong diplomatico continua mentre la tensione sale. 
Volodymyr Zelensky, incontrando i giornalisti a Kiev, ha confermato che le trattative di pace sono incagliate principalmente sul destino del Donbass, il Donetsk in particolare. Gli Usa vorrebbero che le forze ucraine si ritirassero e che quel fazzoletto di terra martoriato - dove si snodano le fortificazioni - divenisse una "zona economica libera". A Mosca però non viene chiesto altrettanto nella parte che occupa attualmente. Uno squilibrio potenzialmente fatale. Zelensky è sotto pressione immensa da parte degli Usa e allora, sulla questione territoriale, evoca le urne: "Sarà il popolo a decidere, con le elezioni o un referendum".

L'accelerazione è sempre più evidente e nelle ultime 24 ore sono emersi molti dettagli. Il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, in conferenza stampa a Berlino col segretario generale della Nato Mark Rutte, ha precisato che, quando ha sentito al telefono il presidente americano insieme ai suoi pari di Parigi e Londra, la Casa Bianca non aveva ancora ricevuto l'ultima versione del piano, che rispecchia la posizione euro-ucraina.
 
Dentro c'è un'ipotesi di "concessioni territoriali" che l'Ucraina "potrebbe accettare". Ora, ha detto Merz, i negoziati - nell'idea degli europei - continueranno nei prossimi giorni e nel corso del fine settimana e poi potrebbe esserci "una riunione" all'inizio della prossima settimana a Berlino - era stato lo stesso Trump a rivelare l'invito. "La partecipazione dell'amministrazione statunitense dipenderà in gran parte dai documenti su cui lavoreremo in questo periodo", ha aggiunto Merz.

Anche se Trump - spiega la Casa Bianca - si dice frustrato da Mosca e Kiev: "Non vuole più chiacchiere, ma azione. È stufo degli incontri solo per il gusto di fare incontri". Intanto sabato i funzionari di Ucraina, Usa, Francia, Germania e Regno Unito - riporta Axios - si vedranno a Parigi per fare l'ennesimo punto della situazione.

 "C'è un incontro sabato, vedremo se ci parteciperemo. Parteciperemo se pensiamo che si siano buone chance" di un accordo, ha detto Trump. "Non siamo coinvolti nella guerra, ma siamo coinvolti nelle trattative", ha messo in evidenza Trump.  

L'altro nodo, ha detto Zelensky, è il destino della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa e cruciale per lo sviluppo economico dell'Ucrai

na. Ecco, la parte economica sarà oggetto di un documento separato - Zelensky ne ha parlato di recente con il segretario al Tesoro Scott Bessent - così come le garanzie di sicurezza.

A questo proposito Zelensky si è collegato in serata con una folta delegazione che comprendeva Marco Rubio, Pete Hegseth, Steve Witkoff, Jared Kushner, il comandante supremo della Nato e delle forze Usa in Europa, il generale Grynkewich, nonché lo stesso Rutte. Ed è stato concordato che i team lavoreranno attivamente per garantire che, nel prossimo futuro, vi sia "una chiara comprensione" di queste garanzie. La presenza di Rutte, per l'Europa, rappresenta una scialuppa di salvataggio. 

L'ex premier olandese, in un discorso a margine della visita a Berlino, ha ribadito che "la sicurezza dell'Ucraina è la nostra sicurezza" e che "noi siamo il prossimo obiettivo della Russia, non possiamo lasciarci dividere". "Dobbiamo essere pronti - ha esortato - a fare quello che hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni" in passato.

Toni foschi che però tengono conto dei timori dell'Europa, che ora ha paura di una 'glasnost' tra Russia e Usa sulla sua pelle. L'ipotesi che esista una versione riservata della strategia di sicurezza nazionale Usa che prevede una nuovo format extra-europeo, il C5 (Usa, Russia, Cina, India e Giappone), e l'intenzione di "separare" Italia, Austria, Polonia e Ungheria dall'Ue è arrivata come l'ennesima doccia fredda a Bruxelles. Ma c'è anche chi fa sfoggio di realismo.

"Negli ultimi anni tutti i governi statunitensi hanno cercato di dividere l'Ue quando si trattava dei propri interessi: questi qui sono semplicemente più onesti e cercano alleati ideologici", commenta un diplomatico europeo. 

In tutto questo l'Europa avanza sull'uso degli asset russi, giocandosi l'ultima carta geoeconomica rimasta nel mazzo. I 27 hanno avviato la procedura scritta - dando cioè il voto alle capitali - sulla proposta di usare l'articolo 122 del Trattato, l'emergenza economica, per congelare in perpetuo i fondi della Banca Centrale russa (e per sbloccarli servirà il voto a maggioranza qualificata). La presidenza danese è sicura che ci sia il sostegno necessario. Poi si passerà al meccanismo per dare i quattrini all'Ucraina. E qui la partita si fa più complicata. Non c'è solo il Belgio ad essere scettico. Anche l'Italia, ed esempio, è esitante. 


venerdì 12 dicembre 2025 - 08:48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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