Terza Pagina

Una similitudine sportiva

di Antonio Mascolo


Di seguito il testo di una mail di un nostro lettore:
Descrivere la situazione, e non solo stabiese, e´ estremamente difficile, date le sue tante sfaccettature e ricadute politico-sociali. Cerchero´ di farlo con una similitudine che, per forza di cose, come ogni esempio, non calza sempre a pennello. Parto da un fittivo incontro, da una partita di calcio, in uno stadio sgangherato, con regole del gioco che non hanno niente piu´ a che fare, che sono del tutto diverse da quelle originarie della FIFA.

La durata di ogni gara non e´ fissabile a priori, e puo´ essere, al massimo, di 5 anni. Gli spettatori chiamati allo stadio, ognuno munito del suo bravo, gratuito biglietto, trovano, davanti agli ingressi, qualche centinaio di potenziali giocatori, che cercano di raccogliere il maggior numero possibile di biglietti. Qualcuno usa, allo scopo, una determinata casacca della squadra del cuore, rossa o nera che essa sia, altri promettono ricompensi di altro, di ogni genere, altri dichiarano che, se potranno scendere in lizza, rifaranno, a nuovo, tutto lo stadio.   

30 giocatori si ritrovano, alla fine, sul campo, con gli spettatori che cercano di arrangiarsi sugli spalti scassati, in attesa della partita. Chi, finora, conosceva solo le regole della FIFA, non se ne raccapizza. La suddivisione di questi 30 "atleti" e´ puramente occasionale. Non c'e´ scritto da nessuna parte, che l'entita´ delle due squadre non possa essere diversa, anzi. Piu´ diversa essa e´, e piu´ facile sembra essere il gioco, per la compagine di maggioranza. Il problema e´, che qui le magliette non sono necessariamente inamovibili. Ognuno dei giocatori ha la possibilita´ di cambiarla durante il gioco. Hanno luogo continui transfers, trattative, si fanno accordi piu´ o meno segreti. Ed un giocatore che finora ha giocato con una compagine, va ai bordi del campo, cambia la sua maglietta e gioca, improvvisamente, per la squadra avversaria. Il tutto compreso in uno stile di gioco, che non ha piu´ niente a che fare con il  regolamento ed il fairness sportivo. Piu´ che di calcio, si tratta qui di una specie di lotta libera, dove non esistono limiti di correttezza sportiva od estremi di fallo, dove ogni colpo basso, e con qualsiasi strumento, e´ permesso. Per forza di cose, la confusione sul campo aumenta. Dove non esi

stono regole, non e´ necessaria la presenza di un arbitro che le faccia rispettare.

Prima o poi viene il momento, quando gli spettatori sugli spalti non sanno piu´ chi giochi in quale squadra. Intanto, qualcuno, incomincia a riattare gli spalti sotto i loro deretani, ma ognuno per conto proprio, senza verificarne poi l'esecuzione, e non secondo un progetto generale. Prima o poi gli spettatori si accorgono, che gli spalti sono ancora piu´ pericolanti e disastrati di prima. Peggio che andar di notte, se il "capitano" della compagine dell'accozzaglia di maggioranza crede di poter desautorare la sua squadra, togliendo dalle mani dei singoli i mezzi per "riattare" lo stadio. A conti fatti, gli leva dalle mani i mezzi necessari per la propria sopravvivenza politica, per poter continuare a comprarsi l'ingresso nel campo. In questo caso, qualcuno della sua compagine inizia a giocare falso, passando il pallone all'avversario. E, piu´ atleti giocano falso, piu´ aumenta la confusione, piu´ decade la qualita´ dei lavori in corso per il "riattamento" dello stadio. Ognuno fa quello che vuole. 

Il caos diventa completo, se un vecchierello, da nessuno incaricato, addirittura da fuori, si arroga il diritto di scendere in campo, come arbitro, si arroga il diritto di reintrodurre delle regole ormai non piu´ rispettate, al grido di "voglio il mio stadio come era 50 anni fa". Questo vecchio disturba semplicemente il gia´ caotico decorso della partita, tanto piu´ che inizia anche ad indicare, dove e come questo stadio potrebbe essere riattato. Tutti i 30 atleti non possono far altro che cercare, con mezzi piu´ o meno forti, di strappargli il fischietto dalla bocca, di espellerlo dal campo. Dove arriviamo, se ognuno crede di poter sindacare l'operato di giocatori che si sono guadagnati un posto sul campo? Che ritornasse sugli spalti e che si stesse zitto. Al piu´ tardi tra 5 anni sara´ nuovamente "consultato" e puo´ "decidere", crede lui, chi debba rappresentarlo nella nuova partita. 

E, fintanto che gli spettatori sono disposti, continuano ad essere disposti a far svolgere il gioco in questo modo, nessuno sara´ in grado di tirar fuori dal cassetto le previste regole del gioco e farle mettere in pratica.       Il caos continua, e lo stadio decade sempre di piu´.        


giovedì 20 maggio 2010 - 10.48 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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