La Corte di Cassazione annulla la sentenza con cui la Corte d’Assise d’Appello di Napoli condannò il macellaio Carmine Caiazzo a 30 anni di reclusione per l’omicidio dell’assicuratore Giuliano Vanacore. Tutto da rifare, dunque, con la sentenza emessa alle 13.30 di ieri mattina, i magistrati del tribunale romano hanno decretato la ripetizione del processo in secondo grado ai danni del macellaio stabiese. Una decisione fissata in seguito al ricorso presentato dal collegio della difesa guidato dagli avvocati Sergio Cola e Alessandro Diddi, che hanno sempre rigettato l’accusa di omicidio per futili motivi. Una vicenda cominciata nel 2005, pochi mesi dopo l’omicidio dell’assicuratore, avvenuto il cinque maggio dello stesso anno, quando il giudice oplontino di primo grado Marcello Rescigno dispose una condanna d’ergastolo ai danni di Caiazzo attraverso una sentenza che in sostanza confermava la tesi di omicidio volontario, sostenuta dall’accusa e dagli avvocati di parte civile Raffaele Bargi e Marzia Scarpelli. Presentat
o ricorso in secondo grado, lo scorso febbraio il collegio giudicante della Corte d’Assise d’Appello di Napoli, presieduto da Pietro Lignola, assistito dal giudice a latere Elena Giordano, ha ridotto la condanna a 30 anni di carcere, non avendo accolto la richiesta avanzata dal procuratore generale, Claudio Rodà, di conferma del carcere a vita, assolvendo l’imputato dall’accusa di simulazione del reato di sequestro di persona. Una riduzione della pena resa possibile anche dalla richiesta dell’imputato del rito abbreviato ma che non ha convinto gli avvocati della difesa, che hanno subito fatto ricorso in Cassazione per chiedere l’annullamento della sentenza. Una richiesta accolta ieri mattina, che di fatto incide sull’iter del processo, in quanto per la prima volta viene riconosciuto che il macellaio non ha ucciso per futili motivi. «Chiaramente la decisione della Cassazione per noi è importante - spiega l’avvocato Cola - vista la causale del movente. È stato riconosciuto che Caiazzo si sentiva sotto pressione».