Napoli Calcio

Napoli - Sarri, spuntano nuove ipotesi sul possibile rientro in Italia

«Il richiamo di casa è forte».

di Annalisa De Martino


Dopo la magica notte al “National stadium” di Baku, dove a lettere cubitali è stato inciso il nome dei “Blues” di Sarri, sul tetto dell’Europa e dopo aver messo definitivamente a tacere tutti, lasciando un segno più che positivo della prima stagione lontano dall’Italia, tra il Chelsea e Maurizio Sarri,  il divorzio è cosa già risaputa da tempo, come allo stesso tempo il presunto ma quasi definitivo accordo con la Juve. 

A tal proposito, l’ex Napoli, ha rilasciato una lunga intervista a “Vanity Fair” dove si allude chiaramente ad suo prossimo accordo, che non lascia oramai dubbi sul possibile rientro in Italia. 

IL RICHIAMO DI CASA È FORTE: 

"Per noi italiani il richiamo di casa è forte. Senti che manca qualcosa. È stato un anno pesante. Comincio a sentire il peso degli amici lontani, dei genitori anziani che vedo di rado. Ma alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. È l’anagrafe a dirlo. È roba faticosa, la panchina. Quando torno a casa in Toscana mi sento un estraneo. Negli ultimi anni ci avrò dormito trenta notti”. 

L’AMORE CON I NAPOLETANI: 

“I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La profess

ione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei. Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero.”

IL SARRISMO: “È un modo di giocare a calcio e basta. Nasce dagli schiaffi presi. L’evoluzione è figlia delle sconfitte. Non solo nel calcio. Io dopo una vittoria non so gioire. Chi vince, resta fermo nelle sue convinzioni. Una sconfitta mi segna dentro più a lungo, mi rende critico, mi sposta un passo avanti. Mio nipote mi fa leggere la pagina facebook Sarrismo e Rivoluzione. Si divertono, io sono anti-social, non ho nemmeno Whatsapp”. 

ALLENARE IN TUTA

“Se la società mi imponesse di andar vestito in altro modo, dovrei accettare. A me fanno tenerezza i giovani colleghi del campionato Primavera che portano la cravatta su campi improponibili. Mi fanno tristezza, sinceramente. Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia"


mercoledì 5 giugno 2019 - 16:17 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 



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