Alla Pasquale Luiso le redini della Primavera. L’allenatore nativo a Napoli è pronto per una nuova avventura nel settore giovanile, dopo la sua ultima esperienza con la primavera del Vicenza, squadra di cui ha vestito la maglia in quattro stagioni. «Cercavo una Primavera per potermi esprimere al meglio perché amo lavorare con i giovani. Sono contento di essere qui a Castellammare di Stabia. Parlavo da tempo con il Presidente e ora è il momento di cominciare a fare sul serio. Conosco mister Colucci, siamo stati in camera insieme al corso e conosco anche il direttore Di Bari. Non vedo l’ora di scendere in campo con i miei ragazzi» queste alcune delle sue prime parole gialloblù. Ma vediamo come l’ex attaccante si è guadagnato il soprannome del “Toro di Sora”. Non solo da giocatore, ma anche da allenatore ha scritto la storia d
el club laziale. In particolare nel 1992 quando trascinò i bianconeri fino alla promozione in C2. E proprio per il gioco irruente, per la sua abilità nel proteggere il pallone e l'abilità nel colpo di testa, che si guadagnò il soprannome Toro di Sora, un nome che lo accompagnerà per tutta la carriera. Molti degli appassionati di pallone, lo ricordano specialmente per le sue giocate, una in particolare: quando nel 1996 venne chiamato in A nel Piacenza, mise a segno 14 reti in campionato, tra cui quella decisiva (in rovesciata) nella vittoria sul Milan per 3-2, che sancì l’esonero di Óscar Tabárez e il ritorno di Arrigo Sacchi sulla panchina rossonera. Oltre che per le prestazioni sportive, guadagna notorietà per l'esultanza dopo i suoi gol, ballando la macarena con i compagni di squadra.