“In questa costiera di Napoli infin’a Castellammare”. Fortificazioni e cantieristica alla sinistra del golfo, è il tema della ricerca che la professoressa Francesca Castanò, dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli” tratta nel ciclo di conferenze programmato presso la facoltà di architettura di Napoli.
La vocazione marinara di Castellammare di Stabia, ha radici antichissime: le prime notizie risalgono addirittura all’epoca romana, quando anche Stabia partecipò alla battaglia di Ostia. L’episodio, che è stato raffigurato da Raffaello nelle Stanze Vaticane, ricorda l’anno 849: la flotta, formata da navi delle repubbliche marinare di Amalfi, Gaeta, Napoli e Sorrento (Lega Campana della quale, ovviamente faceva parte anche Stabia), guidata dal console Cesario, figlio del duca di Napoli, Sergio, sbaragliò le navi saracene nel mare di Ostia che si apprestava a invadere e devastare Roma.
Altre notizie le troviamo nella “Descrittione” dell’Anonimo Stabiano del 1598 e poi, a mano a mano, fino all’Ottocento, nel “Cenno storico – descrittivo” di Castellammare di Stabia (Parisi, 1842), in cui si può leggere che “…il provvido re
Ferdinando I. dei Borboni…di sempre gloriosa ricordanza sin dal principiare del suo governo il reale Arsenale stabiliva in questa città vicino al porto una vasta largura occupando e l’abolito monastero dei Padri Carmelitani…e un gran numero vi destinò di detenuti per esservi addetti agli ordinari lavori non che la militare guarnigione di marina…”. Le vicende del cantiere navale stabiese sono lunghe: prima arsenale “anonimo”, poi arsenale regio, Navalmeccanica (1939 – 1966), Italcantieri (1966 - 1984, assorbita dalla Fincantieri), Fincantieri (1959 ad oggi).
Del grandissimo numero delle imbarcazioni varate, fa parte la prestigiosa Amerigo Vespucci, ammirata in tutti i mari del mondo.
La ricerca, accennata, di grande interesse storico, sociale ed economico di Castellammare di Stabia e del suo vasto territorio, vuole dettagliare una inquadratura della cantieristica che si è sviluppata nei secoli e si sviluppa anche ora, lungo la costiera stabiese - sorrentina - amalfitana.
E’ noto il grande traffico marittimo tra le città delle coste anche con i paesi orientali e sono stati individuati i cantieri per la fabbricazione dei velieri da piccoli a medi. Ad Amalfi un arsenale molto organizzato era in grado di produrre imbarcazioni capaci di percorrere grandi tratti di mare in piena autonomia logistica. Naturalmente, nei dati storici e anche nelle documentazioni figurative (sono esempi Flavio Gioia, le Tavole Amalfitane, ecc.), sono presenti i vascelli costruiti nel primitivi cantieri stabiesi, tanto è vero che molte imbarcazioni parteciparono , come è stato segnalato, alla battaglia di Ostia. &nb
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La ricerca, è opportuno ricordare, per eventuali approfondimenti da parte dei lettori, è stata condotta “nell’ambito di un Programma di Ricerca Nazionale (Prin 2004) dal titolo Fortificazioni “alla moderna” nel regno di Napoli tra realizzazioni, adeguamenti, dismissioni e reintegri”. Con tali studi si è inteso indagare in che misura le strategie militari, in particolare in età borbonica, avessero influito sulle trasformazioni territoriali lungo il litorale alla 'sinistra' e alla 'destra' del golfo di Napoli. I sistemi fortificati e le modificazioni della costa sono stati riletti con l'ausilio di molte fonti cartografiche reperite negli archivi militari nazionali e internazionali, con un’attenzione particolare alla capitale del Regno. Il litorale alla sinistra del golfo, per la sua morfologia più scoperto agli sbarchi dei nemici rispetto alla costa occidentale, fu investito da un ridisegno integrale con l’adeguamento delle strutture fortificate esistenti fino al porto di Castellammare. Molti progetti interessarono tra Sette e Ottocento la costa stabiese, dai rifacimenti di torri e castelli, agli ampliamenti del porto, dalla costruzione dell’arsenale militare in epoca borbonica, fino ai progetti del decennio francese e ai successivi interventi della restaurazione. Anche la ridefinizione delle traiettorie nautiche nei mari del regno contribuì in maniera sostanziale, sotto i diversi governi, al potenziamento della rete infrastrutturale costiera e delle strutture a difesa dei presidi militari. In particolare a Castellammare cresciuta intorno al suo porto, in oltre un secolo, crebbero le industrie, le attività mercantili, le molte fabbriche di cuoio e di pelli e di cordame. Nel cantiere reale, furono varati i primi vascelli e le grandi fregate del regno e si realizzò un sistema difensivo d’avanguardia. La presenza del porto, la secolare tradizione cantieristica, il vasto arenile retrostante il molo di cui disporre, costituirono le principali motivazioni della scelta di John Acton di realizzare proprio a Castellammare il Cantiere reale destinato alla fabbricazione di navi di alto bordo. In anni successivi l’urgenza di reperire nuovi spazi per la fabbrica delle navi, esigenza evidentemente avvertita già sul finire del Settecento, portò durante il decennio francese, alla stesura del primo grande progetto di ampliamento del cantiere. Dall’epilogo murattiano, l’inattività della marineria navale si protrasse fino agli anni Venti dell’Ottocento, quando, prima con Ferdinando I e successivamente con Ferdinando II, si diede avvio a una nuova e intensa campagna di lavori, per l’adeguamento del cantiere navale alle nuove tecnologie del vapore.