È il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a celebrare, sul sagrato del Santuario di Pompei, la Messa solenne in occasione del 150° anniversario dell’arrivo del Quadro della Madonna del Rosario nell’allora Valle “sconsolata”. Papa Leone XIV ha voluto che fosse il suo più stretto collaboratore a presiedere le celebrazioni del 13 novembre nominandolo, a settembre scorso, suo Legato Pontificio. Il rito è introdotto proprio dalle parole del Santo Padre che, in una Lettera rivolta allo stesso Cardinale, scrive tra l’altro: «Ti incarichiamo volentieri, mentre sarai a presiedere la celebrazione Eucaristica di salutare a nome Nostro e di benedire l’Arcivescovo Prelato, il clero, i religiosi e le religiose, gli ospiti delle Opere di Carità e i pellegrini nonché le Autorità pubbliche e i fedeli tutti, esortandoli affinché, in questo Tempio della fede e della carità, edificato grazie allo sforzo di tanti uomini, sviluppino l’anima cristologica e contemplativa del Rosario, secondo l’impulso offerto dal recente santo Bartolo e promosso dal Nostro Predecessore Leone XIII, il “Papa del Rosario”».
Nella sua omelia il Segretario di Stato ha richiamato tutti a non cedere alla frenesia dei tempi attuali e a non distrarre il cuore da quel che davvero conta e dà significato all’esistenza: «Venendo qui oggi, nel luogo che l’avvocato Bartolo Longo volle consacrare alla Madonna del Rosario come casa di preghiera e di speranza per tanti, ci sentiamo avvolti da quella stessa tenerezza che Maria offrì alla casa di Elisabetta: una presenza silenziosa, premurosa, colma di fede e di amore. Le nostre giornate, lo sappiamo, scorrono spesso nella fretta. Tutto si misura in termini di rendimento, di efficienza, di utilità. E non possiamo negare che, almeno in parte, ciò possa produrre anche del bene: viviamo in un mondo interconnesso, capace di comunicare in un istante da un continente all’altro, di compiere grandi progressi scientifici e tecnici. Eppure, l'altra faccia di questa frenesia è la distrazione del cuore. Nella corsa quotidiana rischiamo di non accorgerci più delle persone, dei loro bisogni, dei loro dolori. Talvolta la fretta diventa una forma di fuga: si corre per non pensare, per non interrogarsi sul senso profondo della vita. Una società frettolosa, infatti, facilmente sorvola sulle grandi domande sul senso della vita». Sia d’esempio «San Bartolo Longo che attraversò una profonda crisi interiore. Era un uomo in ricerca, come tanti del suo tempo e anche del nostro: cercava luce, verità, senso, ma si trovava spesso davanti al vuoto e alla confusione di un mondo che prometteva tutto e non dava nulla. Nel suo cuore, inquieto e assetato di assoluto, si accese però una scintilla nuova quando incontrò Maria, la Madre che lo accolse e lo guidò con la sua tenerezza silenziosa. In lei, Bartolo scoprì la via sicura verso Dio, la pace che il mondo non poteva offrirgli. Fu allora che comprese che non poteva tenere per sé quella gioia ritrovata. Come Maria, che “si mise in fretta in cammino” per portare a Elisabetta la lieta notizia dell’annuncio dell’angelo, anche Bartolo sentì l’urgenza di “correre” verso gli altri, per annunciare che il Signore è vicino, che ama ogni uomo e che nulla è perduto».
Per Bartolo Longo e per la Valle, un tempo “sconsolata”, la scoperta della via sicura verso Dio segnò una svolta. «Da quella fretta del cuore – ha detto ancora il Cardinale – nacque una straordinaria opera di fede e di carità: la “Nuova Pompei”, città della speranza, della preghiera e della misericordia. Il segreto di questa rinascita spirituale fu il Rosario.&nb
sp;In quella semplice preghiera - contemplazione dei misteri di Cristo con gli occhi di Maria - Bartolo trovò la forza per rialzarsi, la luce per orientare la propria vita e il linguaggio per educare alla fede intere generazioni. Il Rosario lo condusse a riscoprire che ogni mistero della fede, ogni gioia e ogni dolore, hanno il loro centro in Gesù, il Figlio di Maria. Così comprese che non si può amare veramente Maria senza lasciarsi condurre da lei verso Cristo». Il Segretario di Stato ha poi concluso la sua omelia con una preghiera: «Fa' che Pompei, nel suo centocinquantesimo anniversario, continui a essere santuario di luce, scuola di preghiera, officina di carità. Fa’ che ogni pellegrino che varca la soglia di questa casa possa sentire che Dio è vicino, che la misericordia è più forte del peccato, che la speranza non delude».
Ad accogliere il Cardinale, che al termine della Messa ha guidato la recita della Supplica, è stato l’Arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, che nel suo saluto introduttivo ha evidenziato che Papa Leone, nella sua Lettera, ha esortato a «proseguire nel mandato affidatoci fin dai tempi di Leone XIII: promuovere nella Chiesa la preghiera del Rosario, sviluppandone “l’anima cristologica e contemplativa, secondo l’impulso offerto dal recente santo Bartolo Longo”. Assicuri il Santo Padre che le Sue parole saranno la nostra guida: questo Tempio della fede e il Tempio della carità che lo circonda intendono essere ben radicati nella mirabile preghiera mariana, alla scuola di San Giovanni Paolo II nella Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae firmata proprio davanti alla Venerata Immagine della Regina del Rosario di Pompei il 16 ottobre 2002». Monsignor Caputo ha rivelato infine al Cardinale «nel nostro cuore dimora un grande desiderio»: «È il desiderio di accogliere presto Papa Leone XIV. Nel solco dei suoi venerati predecessori, San Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, il Santo Padre venga presto a confermarci nella fede e a offrire ragioni di pace e di gioia a quanti, dai vari continenti, guardano al Santuario e si nutrono della spiritualità del Rosario, catena dolce che ci annoda a Dio e ci fa fratelli nella contemplazione del volto di Cristo con gli occhi di Maria».
Insieme al Cardinale, che nel primo pomeriggio visiterà le Opere di carità del Santuario, hanno concelebrato l’Arcivescovo Luigi Travaglino, Nunzio Apostolico; Monsignor Pasquale Cascio, Arcivescovo di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia; Monsignor Pietro Lagnese, Vescovo di Caserta e Arcivescovo di Capua; Monsignor Gennaro Pascarella, Vescovo emerito di Pozzuoli e di Ischia; Dom Michele Petruzzelli, Abate di Cava de' Tirreni. Hanno partecipato al rito le Suore domenicane “Figlie del Santo Rosario di Pompei”, i Fratelli delle Scuole Cristiane e i responsabili delle case famiglia del Centro per il bambino e la famiglia “Giovanni Paolo II”, che si prendono cura dei minori accolti.
La Santa Messa, animata dal Coro Pompeiano “Don Franco Di Fuccia”, è stata seguita da migliaia di fedeli che, pur lontano, hanno potuto unirsi spiritualmente ai fedeli in Piazza Bartolo Longo grazia alla diretta, trasmessa in tv o in streaming, su Tv2000 e Canale21.
Intanto, per l’intera giornata di oggi, che ha avuto inizio all’alba con la discesa del Quadro della Madonna dinanzi al presbiterio della Basilica, migliaia di fedeli si sono messi in fila, e continueranno a farlo nelle prossime ore, per venerare da vicino la cara Immagine della Vergine. Il Santuario chiuderà le porte a notte inoltrata quando l’ultimo fedele – tra loro anche tanti ammalati, ai quali è riservato un percorso speciale – avrà avuto la possibilità di pregare dinanzi alla Tela.