Stava per far giungere in Italia un carico di droga dalla Colombia. Questo hanno ipotizzato i magistrati dell’Antimafia di Milano che hanno emesso un’ordinanza di fermo per Gennaro Bonifacio, il 49enne di Gragnano noto in tutta Italia per la pubblicazione del libro “Malabella vita”, che s’ispira alla sua vita.
Bonifacio, che ormai vive a Milano da diversi anni, è stato quindi arrestato su ordine del pm Paolo Storari. Per gli inquirenti, dunque, quella di Bonifacio (detto ‘Elite) è stata fino ad oggi una finta redenzione. È il 13 ottobre 2016 quando, senza che venga divulgato, la Procura di Reggio Calabria e il “Goa” della Guardia di Finanza di Catanzaro, che con gli americani della “Dea” stavano indagando sul fornitore colombiano Fernando Ronal Alfonso Cuesta, rivoltano da cima a fondo il cargo a bordo del quale avevano intuito un carico monitorato da un italiano (“Io della vendita mi sono occupato poco…solo dell’import…Ho trovato un cliente che prende tutto…Ti avranno g
ia avvisato dell’arrivo della bestia…”). La “Dea” passa agli italiani il codice di questo cellulare in contatto con il colombiano, esile filo da cui tentare di identificare il destinatario dei 118 chili di coca. Che è risultato essere proprio Bonifacio.
Nel suo curriculum ha tre condanne e 18 anni passati in carcere. Nel 2001 a Rino Bonifacio fu sequestrato il più grande quantitativo di stupefacenti mai scoperto fino ad allora in Italia. Si trattava di una tonnellata di cocaina, arrivata dalla Colombia ancora nel porto di Livorno. La droga era occultata dentro blocchi di marmo sottoposti a sapiente carotaggio. La Dia di Milano parlò di un traffico complessivo di 4,7 tonnellate, sufficienti a confezionare 14 miliardi di dosi. Bonifacio presentò a Gragnano, presso un pastificio cittadino, il suo libro “Malabella vita”, una sorta di autobiografia dalle origini gragnanesi fino al trasferimento a Milano. La prefazione del libro fu firmata dall’ex senatrice del Pd Simona Pezzopane, provocando diverse polemiche.