Un controllo subdolo e silenzioso, capace di insinuarsi anche nelle pieghe della burocrazia. È lo scenario emerso dall’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia che ha portato all’arresto di soggetti ritenuti affiliati e fiancheggiatori del clan D’Alessandro, cosca camorristica di Scanzano. Al centro dell’indagine, coordinata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata, non solo estorsioni e pestaggi, ma anche l'ipotesi di un controllo del sistema di videosorveglianza cittadino, reso possibile grazie a persone connesse al Comune (non dipendenti del Comune).
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il clan era in grado di conoscere quali te
lecamere comunali fossero funzionanti e quali no. Un’informazione strategica per pianificare le proprie attività illecite, con la certezza di evitare occhi indiscreti. Tutto ciò sarebbe stato possibile grazie alla collaborazione di alcuni “insospettabili” tra cui professionisti esterni che, secondo quanto emerso dalle intercettazioni, sarebbero stati in grado di fornire aggiornamenti sullo stato dell’impianto di videosorveglianza, riferendo su guasti e malfunzionamenti, anche grazie a contatti interni.
Castellammare di Stabia si ritrova ancora una volta a fare i conti con una criminalità che ambisce al controllo del territorio in tutte le sue forme.