È stato minacciato, intimidito e infine scaraventato in mare per costringerlo a redigere una relazione assicurativa compiacente. È quanto emerso dall’indagine che ha portato all’arresto di due uomini ritenuti appartenenti al gruppo malavitoso Vitale, storicamente collegato al clan D’Alessandro. Le misure cautelari in carcere, emesse dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, riguardano un 42enne ed un 47enne accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I fatti risalgono al 10 ottobre scorso, quando un perito assicurativo, incaricato di valutare un sinistro tra imbarcazioni, sarebbe stato avvicinato dai due indagati mentre si preparava a scattare fotografie al natante coinvolto. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’uomo sarebbe stato minacciato con frasi inequivocabili — “Vedi cosa devi fare, fai quello che devi fare” — nel tentativo di costringerlo a redigere una perizia che consentisse agli aggre
ssori di ottenere un indennizzo maggiorato.
Le intimidazioni si sarebbero poi trasformate in violenza: il perito, riferisce l’indagine, è stato afferrato e gettato in mare, accompagnato dall’ennesimo avvertimento: “Qua a Castellammare non dovete venire più, non sapete campare”. Nonostante lo shock, la vittima ha denunciato l’accaduto, dando impulso alle indagini dei carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia.
Le verifiche, coordinate dalla Dda di Napoli, hanno permesso di ricostruire l’episodio e il contesto di appartenenza dei due presunti responsabili. Gli investigatori ritengono infatti che i due uomini agissero per conto del gruppo Vitale, articolazione criminale collegata al ben noto clan D’Alessandro, radicato nell’area stabiese.
I due uomini si trovano ora in carcere. L’inchiesta prosegue per accertare eventuali ulteriori responsabilità e il possibile coinvolgimento di altre figure nel tentativo di estorsione.